Blog Expo: 12/05/18

Digitale ed ecosostenibilità guideranno la domanda di lavoro nei prossimi cinque anni

da Avvenire
Entro il 2023 previsti tra 2,5 e 3,2 milioni di nuovi posti
Nei prossimi cinque anni – tra il 2019 e il 2023 - il mercato del lavoro italiano avrà bisogno di un numero di occupati compreso tra i 2,5 e i 3,2 milioni. Questa previsione considera le esigenze dei settori privati e della pubblica amministrazione legate sia alla necessità di sostituire le persone che lasceranno il lavoro per pensionamento, sia alla espansione/contrazione dei diversi settori produttivi in relazione agli andamenti di mercato. In particolare, oltre i tre quarti del fabbisogno sarà collegato al naturale ricambio occupazionale (con una previsione nel prossimo quinquennio compresa tra 2,1 milioni e 2,3 milioni), mentre la crescita economica genererà, a seconda della sua intensità e in maniera molto differenziata nei diversi settori, una quota di nuovi posti di lavoro che va dalle 427mila alle 905mila unità. 

A trainare la domanda complessiva di lavoro saranno la “rivoluzione digitale” (Big data, Intelligenza artificiale, Internet of Things) e la domanda di “Ecosostenibilità” che richiederanno il coinvolgimento rispettivamente di 213mila e 481mila lavoratori. Queste alcune delle indicazioni che emergono dal Report Excelsior di Unioncamere e Anpal sui fabbisogni occupazionali di medio termine (2019-2023).

Unioncamere ha elaborato i dati sui fabbisogni professionali dei prossimi cinque anni prendendo a riferimento due scenari di previsione economica predisposti da organismi istituzionali internazionali e nazionali, con lo scopo di fornire al sistema della formazione e alle politiche attive del lavoro indicazioni utili sulle possibili tendenze del mercato in funzione dei possibili andamenti economici che si verificheranno. Le differenze tra lo scenario A e lo scenario B, che determinano una forbice di fabbisogno di circa 700mila occupati nel quinquennio, dipendono infatti essenzialmente dagli andamenti del Pil e delle esportazioni che si verificheranno in Italia e sui mercati internazionali nei prossimi anni e dagli effetti delle politiche economiche che saranno attuate. 

A livello settoriale si nota un maggiore fabbisogno di occupati nel comparto dei servizi alle imprese, con una richiesta che potrebbe variare tra le 608mila e le 699 mila unità; a seguire i servizi sanitari e dell’istruzione (da 513mila a 629mila unità). L’industria manifatturiera nel suo complesso avrà bisogno di un numero di occupati compreso tra le 333 mila e le 471 mila unità per far fronte alle esigenze di sviluppo produttivo (che dipenderanno dagli andamenti dell’economia nazionale e internazionale) ma, soprattutto, al consistente ricambio generazionale. Una prima domanda che lo studio suggerisce, quindi, è la seguente: ci sarà un numero adeguato di tecnici, di operai, di specialisti pronti ad entrare nel mercato del lavoro, opportunamente orientati e formati dalla scuola, dall’istruzione professionale e dall’Università per fronteggiare queste esigenze, ad esempio, delle industrie della moda, della meccanica o della sanità?

Digital Transformation ed Ecosostenibilità alimenteranno i piani occupazionali delle imprese, rappresentando circa il 30% del fabbisogno occupazionale previsto per i prossimi cinque anni. Nel dettaglio, le imprese ricercheranno tra 210mila e 267mila lavoratori con specifiche competenze matematiche e informatiche, digitali o 4.0. Fra le figure professionali emergenti, maggiormente richieste sul mercato, gli esperti nell’analisi dei dati, nella sicurezza informatica, nell’intelligenza artificiale, nell’analisi di mercato (definiti anche nella domanda delle nuove professioni come Data Scientist, Big Data Analyst, Cloud Computing Expert, Cyber Security Expert, Business Intelligence Analyst, Social Media Marketing Manager, Artificial Intelligence Systems Engineer).

Quanto all’Ecosostenibilità, da 480mila a 600mila i lavoratori che saranno ricercati dalle imprese per cogliere al meglio le opportunità offerte dall’economia circolare, riorientando i propri processi produttivi. L’esperto in gestione dell’energia, il chimico verde, l’esperto di acquisti verdi, l’esperto del marketing ambientale, l’istallatore di impianti a basso impatto ambientale, sono alcuni fra i principali Green jobs che saranno maggiormente richiesti dalle imprese.

Contribuiranno ulteriormente ad alimentare la domanda di lavoro i fabbisogni espressi da alcune filiere che caratterizzano l’economia del Paese. Le imprese della filiera “Salute e Benessere” esprimeranno nei prossimi cinque anni un fabbisogno occupazionale che potrà variare fra 323mila e 357mila unità, ricercando prevalentemente medici, infermieri, fisioterapisti e tecnici di laboratorio medico.

La filiera “Education e cultura” esprimerà, nei cinque anni, un fabbisogno compreso fra 134mila e 194mila unità e sarà rivolto prevalentemente a figure quali docenti, progettisti di corsi di formazione, traduttori, progettisti e organizzatori di eventi culturali, esperti in comunicazione e marketing dei beni culturali.

Il fabbisogno occupazionale delle imprese della filiera “meccatronica e robotica” potrà riguardare tra 76mila e 106mila lavoratori, nell’arco dei cinque anni. Le figure più richieste saranno i tecnici per l’automazione e i sistemi meccatronici, i tecnici per la gestione e manutenzione ed uso di robot industriali, i progettisti di impianti industriali e gli addetti alla programmazione di macchine a controllo numerico.

La filiera della “mobilità e logistica” sarà alla ricerca di un numero di lavoratori compreso fra 78mila e 99mila. Le principali professioni ricercate saranno gli addetti alla logistica, siano essi magazzinieri che responsabili di reparto, i controllori del traffico aereo, navale e ferroviario e i conducenti di mezzi pesanti.

Infine, la filiera “Energia”, con un fabbisogno compreso fra 38mila e 41mila unità, richiederà in particolare tecnici alla produzione di energia elettrica, addetti ai controlli chimici e conduttori di impianti di recupero e riciclaggio dei rifiuti e trattamento e distribuzione acque.

Di fatto, oltre un quarto del fabbisogno occupazionale previsto nel periodo 2019-2023 sarà attivato dalle esigenze di assunzione delle cinque filiere sopra esaminate.

Lo sport volano di crescita per l'Italia

Lo sport volano di crescita per l'Italia

da Avvenire
Lo sport fa bene alla salute, anche a quella del Paese, generando benefici sociali ed economici con ricadute su tutto il sistema: è quanto emerge dal XVII Forum del Comitato Leonardo, l’appuntamento che annualmente riunisce istituzioni, imprenditori e rappresentanti del mondo finanziario per fare il punto sulla situazione delmade in Italy e sulle prospettive di sviluppo per le nostre imprese, quest’anno dedicato al rapporto tra sport e impresa.

Al Forum, organizzato in collaborazione con Agenzia Ice, Confindustria e Coni presso la sede del Coni a Roma, hanno preso parte la presidente del Comitato Leonardo Luisa Todini, il presidente dell’Agenzia Ice Giuseppe Mazzarella, il vice presidente di Confindustria e presidente dei Giovani Imprenditori Alessio Rossi e il presidente del Coni e socio onorario del Comitato Leonardo Giovanni Malagò. Sono inoltre intervenuti gli imprenditoriPaolo Scudieri (Adler Group), Carlo Barlocco (Samsung Italia), Lavinia Biagiotti (Biagiotti Group), Francesco Paolo Fulci (Ferrero) e Gianluca Pavanello (Macron). 

Durante l’incontro è stata presentata la ricerca realizzata per il Comitato Leonardo da Prometeia dedicata al tema “Sport e Imprese: play together, win together”, che mette in luce il contributo dell’interazione di sport e imprese alla creazione di valore e crescita per il Paese. 

«Impresa e sport, a cui quest’anno dedichiamo il focus del nostro Forum, rappresentano due mondi sempre più vicini, la cui integrazione genera benessere economico, oltre che fisico e sociale - ha dichiarato Luisa Todini -. Parliamo di una filiera di quasi 40mila imprese attive sul territorio, che contribuisce in modo crescente alla ricchezza nazionale, con oltre 17miliardi di euro di produzione associata e 120mila addetti. Lo sport rappresenta inoltre uno straordinario volano di crescita per il made in Italy: molte imprese italiane attive nel settore sportivo si sono affermate sui mercati esteri, in un contesto fortemente competitivo, grazie a standard altissimi di qualità, eccellenza tecnologica e design. La sfida per il nostro export è ora quella di raggiungere e conquistare nuovi mercati e nuove fasce di consumatori, a cominciare da quelli asiatici, che offrono molte potenzialità. Per raggiungere questo obiettivo è importante lavorare in chiave di sistema e, appunto, fare squadra per vincere insieme».

«Lo sport italiano - ha sottolineato Giuseppe Mazzarella - costituisce un altro importante aspetto per il quale l’Italia è conosciuta e apprezzata nel mondo. Lo sport non è solo agonismo ma anche attrezzature, tecnologie, materiali, design, moda e alimentazione e dietro questi aspetti esiste un apparato fatto di persone, conoscenze, investimenti e soprattutto imprese che hanno contribuito e contribuiscono a fare dell’Italia un top player a livello internazionale. Le nostre aziende hanno saputo trasferire anche nello sport quei caratteri di stile, tradizione, innovazione e qualità per i quali l’Italia è conosciuta nel mondo. Lo sport rappresenta quindi un altro importante pilastro della promozione del made in Italy all’estero, su cui le Istituzioni investono con costanza per presidiare i mercati e cogliere le opportunità, a sostegno del nostro export che vale circa due miliardi di euro e per il quale certamente possono identificarsi opportunità concrete di ulteriore crescita». 

«La sport industry è una filiera economica che ha raggiunto numeri di assoluto rilievo, nella quale le aziende italiane giocano da protagoniste - ha dichiarato Alessio Rossi -. Un sistema di imprese che, anche se di dimensioni piccole e medie, è capace di vincere le sfide della competizione internazionale. Fra sport e made in Italy esiste un legame forte perché lo sport e le vittorie dei nostri atleti sono senza dubbio degli straordinari canali per diffondere un’immagine forte e vincente dell’Italia; ma queste stesse vittorie e i grandi eventi che le celebrano non sarebbero possibili senza il contributo delle imprese italiane. Per questo Confindustria ha già fatto sentire con forza la propria voce a sostegno della candidatura di Milano e Cortina ad ospitare le Olimpiadi Invernali del 2026; una manifestazione che potrà rappresentare un moltiplicatore di sviluppo e attrattività non solo per i territori che ospiteranno le competizioni, ma per l’intero Paese». 

Il comparto più rilevante del settore sportivo made in Italy, rileva lo studio Prometeia, è quello del commercio, che rappresenta poco meno della metà del valore della produzione e del numero di addetti. Il secondo è quello manifatturiero, che fa riferimento ai produttori di articoli sportivi, con circa 2.300 imprese e quasi 19mila addetti, che generano 5,3 miliardi di euro di fatturato. Segue come terzo comparto quello dei servizi sportivi, che incide per il 21% sul valore della produzione ma sfiora il 37% in termini occupazionali.

Negli ultimi cinque anni – emerge dallo studio - il settore sportivo ha mostrato una crescita continua a ritmi piuttosto sostenuti, in netta controtendenza con la dinamica poco più che stagnante dell’economia italiana. Il commercio, con una crescita annua media del 3,9%, si è rivelato il settore più dinamico, anche se il divario più ampio rispetto al benchmark di riferimento è quello relativo al manifatturiero (+ 3,7% rispetto all’1,1% del totale industria italiana). L’evoluzione della redditività di questo cluster, così come quelli della crescita del giro d’affari, ha ricalcato di fatto la dinamica delle esportazioni, testimoniando come in questi anni lo sviluppo delle imprese produttrici di articoli sportivi sia stato guidato principalmente dal rafforzamento delle strategie di internazionalizzazione. Nel 2017 i flussi di commercio mondiale di articoli sportivi hanno raggiunto la soglia record di 58 miliardi di euro, il doppio rispetto alla prima metà del decennio scorso. Un’evoluzione molto vivace soprattutto nel periodo 2010-2017, che ha visto il consolidamento delle strategie di globalizzazione da parte dei grandi gruppi multinazionali e la crescita esponenziale delle pressioni competitive dei produttori asiatici (Cina e Vietnam in primis), che dalle fasce basse del mercato si stanno progressivamente spostando verso produzioni a maggiore valore aggiunto. 

In questo contesto – rileva lo studio Prometeia - l’industria italiana ha saputo rispondere attraverso un maggior orientamento al mercato e una profonda ristrutturazione interna, concentrandosi sui prodotti di fascia alta, per sfuggire alle logiche low cost del nuovo paradigma competitivo. Una strategia che ha dato i suoi frutti vista l’evoluzione dell’export italiano: in sette anni le nostre esportazioni hanno registrato una crescita cumulata del 28% in valore, il doppio rispetto alle esportazioni italiane complessive. Attualmente le vendite estere di manufatti sportivi made in Italy valgono oltre due miliardi di euro. 

Per quanto riguarda la composizione geografica dell’export made in Italy, l’area europea si conferma come il principale mercato di sbocco per il settore sportivo, con il 70% del totale vendite estere. Seguono i Paesi dell’area Nafta (Canada, Usa, Messico) col 10% e i mercati asiatici (6%). Secondo lo studio, la piccola dimensione delle aziende costituisce il principale vincolo all’allargamento del perimetro geografico delle esportazioni settoriali: per le piccole imprese, infatti, la distanza fisica dal cliente rappresenta un serio limite allo sviluppo.

Lo studio approfondisce poi le sinergie tra sport e imprese attraverso lo strumento della sponsorizzazione, una delle forme di marketing che cresce più rapidamente. La sponsorizzazione di grandi eventi sportivi consente di aumentare la visibilità del proprio marchio o prodotto, attrarre ampie fasce della comunità, abbattere le barriere culturali grazie al carattere internazionale e inclusivo dei grandi eventi sportivi. La sponsorizzazione si rivela un ottimo strumento di marketing anche per le piccole e medie imprese, che spesso in ragione di budget più limitati si rivolgono ai cosiddetti “sport minori”, sponsorizzando realtà sportive locali e rafforzando così anche il legame con il territorio.

Giornata per la vita. Il germoglio che arricchisce presente e futuro

Giornata per la vita. Il germoglio che arricchisce presente e futuro
Pubblichiamo il Messaggio del Consiglio episcopale permanente della Cei per la 41ª Giornata nazionale per la vita che sarà celebrata in tutte le diocesi domenica 3 febbraio 2019

Germoglia la speranza
«Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa» (Is 43,19). L’annuncio di Isaia al popolo testimonia una speranza affidabile nel domani di ogni donna e ogni uomo, che ha radici di certezza nel presente, in quello che possiamo riconoscere dell’opera sorgiva di Dio, in ciascun essere umano e in ciascuna famiglia. È vita, è futuro nella famiglia! L’esistenza è il dono più prezioso fatto all’uomo, attraverso il quale siamo chiamati a partecipare al soffio vitale di Dio nel figlio suo Gesù. Questa è l’eredità, il germoglio, che possiamo lasciare alle nuove generazioni: «facciano del bene, si arricchiscano di opere buone, siano pronti a dare e a condividere: così si metteranno da parte un buon capitale per il futuro, per acquistarsi la vita vera» (1Tim 6, 18-19).

Vita che "ringiovanisce" 
Gli anziani, che arricchiscono questo nostro Paese, sono la memoria del popolo. Dalla singola cellula all’intera composizione fisica del corpo, dai pensieri, dalle emozioni e dalle relazioni alla vita spirituale, non vi è dimensione dell’esistenza che non si trasformi nel tempo, «ringiovanendosi» anche nella maturità e nell’anzianità, quando non si spegne l’entusiasmo di essere in questo mondo. Accogliere, servire, promuovere la vita umana e custodire la sua dimora che è la terra significa scegliere di rinnovarsi e rinnovare, di lavorare per il bene comune guardando in avanti. Proprio lo sguardo saggio e ricco di esperienza degli anziani consentirà di rialzarsi dai terremoti - geologici e dell’anima - che il nostro Paese attraversa. 

Generazioni solidali 
Costruiamo oggi, pertanto, una solidale «alleanza tra le generazioni», come ci ricorda con insistenza papa Francesco. Così si consolida la certezza per il domani dei nostri figli e si spalanca l’orizzonte del dono di sé, che riempie di senso l’esistenza. «Il cristiano guarda alla realtà futura, quella di Dio, per vivere pienamente la vita - con i piedi ben piantati sulla terra - e rispondere, con coraggio, alle innumerevoli sfide», antiche e nuove. La mancanza di un lavoro stabile e dignitoso spegne nei più giovani l’anelito al futuro e aggrava il calo demografico, dovuto anche ad una mentalità antinatalista che, «non solo determina una situazione in cui l’avvicendarsi delle generazioni non è più assicurato, ma rischia di condurre nel tempo a un impoverimento economico e a una perdita di speranza nell’avvenire». Si rende sempre più necessario un patto per la natalità, che coinvolga tutte le forze culturali e politiche e, oltre ogni sterile contrapposizione, riconosca la famiglia come grembo generativo del nostro Paese.

L’abbraccio alla vita fragile genera futuro
Per aprire il futuro siamo chiamati all’accoglienza della vita prima e dopo la nascita, in ogni condizione e circostanza in cui essa è debole, minacciata e bisognosa dell’essenziale. Nello stesso tempo ci è chiesta la cura di chi soffre per la malattia, per la violenza subita o per l’emarginazione, con il rispetto dovuto a ogni essere umano quando si presenta fragile. Non vanno poi dimenticati i rischi causati dall’indifferenza, dagli attentati all’integrità e alla salute della "casa comune", che è il nostro pianeta. La vera ecologia è sempre integrale e custodisce la vita sin dai primi istanti. 
La vita fragile si genera in un abbraccio: «La difesa dell’innocente che non è nato deve essere chiara, ferma e appassionata, perché lì è in gioco la dignità della vita umana, sempre sacra, e lo esige l’amore per ogni persona al di là del suo sviluppo». Alla «piaga dell’aborto» – che «non è un male minore, è un crimine» – si aggiunge il dolore per le donne, gli uomini e i bambini la cui vita, bisognosa di trovare rifugio in una terra sicura, incontra tentativi crescenti di «respingere profughi e migranti verso luoghi dove li aspettano persecuzioni e violenze». 
Incoraggiamo quindi la comunità cristiana e la società civile ad accogliere, custodire e promuovere la vita umana dal concepimento al suo naturale termine. Il futuro inizia oggi: è un investimento nel presente, con la certezza che «la vita è sempre un bene», per noi e per i nostri figli. Per tutti. È un bene desiderabile e conseguibile.

Musica. Laura Pausini e Biagio Antonacci in tour insieme negli stadi

Laura Pausini e Biagio Antonacci (Foto ANSA/ US PAROLE & DINTORNI)
Laura Pausini e Biagio Antonacci (Foto ANSA/ US PAROLE & DINTORNI)
Laura Pausini e Biagio Antonacci andranno in tour insieme nei principali stadi italiani a partire da giugno 2019. L'annuncio è stato dato a sorpresa stamattina a Milano dalle due star della musica italiana che hanno deciso di unire le forze in una sfida non facile ma, sul carta interessante ed anche divertente. Perché, dicono i due, “sarà una grande festa, un regalo che vogliamo fra a tutti quelli che ci hanno portato fin qui e ridare indietro l'amore che ci hanno dato”.
Buoni sentimenti a parte, a fiutare il possibile successo di un tour evento è stata la Friends and Partner di Ferdinando Salzano che ha deciso di portare il duo Antonacci – Pausini in ben 10 stadi. Forte dell’esperienza positiva del Tour insieme di Nek, Renga e Pezzali, che però era nei palasport mentre qui si tratta di riempire gli stadi.

Ma Laura Pausini, fresca del suo quinto Grammy (“In quel momento mi sono sentita avvolta dal Tricolore” ha detto) e Biagio Antonacci ci vogliono provare anche perché sono amici di lunga data e i loro percorsi lavorativi si sono incrociati più volte. Biagio, infatti, è stato l'autore di numerosi successi della cantante emiliana tra cui "Tra te e il mare", "Vivimi" e l'ultimo brano di prossima uscita "Il coraggio di andare", in duetto insieme nell'album "Fatti Sentire ancora".
“In un momento in cui giustamente si denuncia la violenza degli uomini sulle donne, noi vogliamo dimostrare che essere amici e volersi bene tra uomini e donne si può. La nostra è un'unione fraterna” ha detto una entusiasta Pausini. I due, tra aneddoti, brevi duetti e risate, hanno promesso che lo stesso feeling ci sarà sul palco..”Saremo sempre in scena e canteremo insieme molti brani” ha spiegato Antonacci.
Infine Laura Pausini, star in Sudamerica, ha rivolto un pensiero i migranti che che premono al confine tra Messico e Stati Uniti. “È una situazione triste che dura da anni di tante povere famiglie e bambini costretti fuggire e ne sono molto dispiaciuta. Non mi esprimo sulla politica perché non l'ho mai fatto, ma su questi problemi ho una mia idea precisa”.

Le tappe del tour

26 giugno - Stadio San Nicola, Bari
29 giugno - Stadio Olimpico, Roma
4 luglio - Stadio San Siro, Milano
8 luglio - Stadio Artemio Franchi, Firenze 
12 luglio - Stadio Dell'Ara, Bologna
17 luglio - Stadio Olimpico, Torino
20 luglio- Stadio Euganeo, Padova
23 luglio - Stadio Adriatico, Pescara
27 luglio - Stadio San Filippo, Messina
1 agosto - Fiera di Cagliari