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Il Mondo perduto di Di Paolo in mostra, da Loren a Pasolini. Al Maxxi fino al 30 giugno, scatti ritrovati anni '50-'60



ROMA - Anna Magnani stesa al sole con il cane. Sofia Loren che si rifà il trucco sotto a un capello a margherite o Ungaretti che gioca con un gatto infuriato. E poi la sequenza di sguardi, carezze e finalmente un bacio, tra Marcello Mastroianni e Faye Dunaway. ''Lui mi vide, mi salutò e iniziò a sorridere. Nacque quel giorno la loro storia d'amore''. Classe 1925, dolcevita giallo e un baule di racconti, Paolo Di Paolo si guarda intorno nelle sale della mostra che il MaXXi gli dedica fino al 30 giugno, ''Paolo Di Paolo. Mondo Perduto'' a cura di Giovanna Calvenzi, e quasi sembra ancora non crederci. ''Mi sento un sopravvissuto, quasi si trattasse di una celebrazione postuma. Un po' come Tomasi di Lampedusa con Il Gattopardo'', dice sorridendo. Per quattordici anni è stato il fotografo più amato de Il mondo di Mario Pannunzio (e non solo), per il quale realizzava ritratti di divi, reportage dall'Italia e dal mondo e anche il racconto, in coppia con Pier Paolo Pasolini, de La lunga strada di sabbia, sull'estate degli italiani del 1959. Ma fino a una manciata di anni fa nessuno lo sapeva. Chiusa la redazione, arrivata l'onda aggressiva dei paparazzi mise via la macchina fotografica per sempre, dedicando il resto della sua vita a studi filosofici e di ricerca storica, curando una ventina di volumi e 43 calendari per l'Arma dei Carabinieri. All'inizio degli anni Duemila, cercando un paio di sci in cantina, sua figlia Silvia trova per caso quell'archivio di 250 mila immagini, di cui non sapeva assolutamente nulla. Una galleria che racconta non solo l'Italia e il mondo degli anni '50-'60, ma anche un modo diverso di fare fotografia. ''Eravamo dilettanti - racconta Di Paolo oggi - Al tempo era di moda avere Il Mondo sottobraccio. Dava un tono da intellettuale. Ma nessuno lo leggeva davvero. Così Pannunzio ebbe l'intuizione che i testi non bastassero più. Serviva anche la fotografia, che per lui non doveva essere bella, ma buona. Noi non ne sapevamo nulla, ma ci lasciammo trascinare''. Nacque così quella che oggi Giovanna Calvenzi chiama ''Fotografia umanista'', ''sempre attenta e molto rispettosa''. Un tocco gentile che corre nei 250 scatti della mostra, che ha per mainsponsor Gucci. C'è la Roma povera e ancora analfabeta e quella dei ritratti come Renato Guttuso alla salita del Grillo, Mimmo Rotella con un suo décollage a Piazza del Popolo, Monica Vitti e Michelangelo Antonioni che passeggiano leggendo il giornale. Poi gli ''incontri impossibili'' per il settimanale Tempo, come Giorgio De Chirico e Gina Lollobrigida, Nilde Iotti e Renato Rascel. A ognuno il suo racconto, come quando dopo ''l'impresa'' di portare il Re in esilio Umberto I da Cascais a Porto, Di Paolo gli chiese anche di posare nel bosco seduto per terra. E ancora, la prima auto sulla Roma-Firenze, i funerali di Palmiro Togliatti e, oltre alla ricostruzione della redazione de Il Mondo, un'intera sezione per Pasolini, con cui, ammette, all'inizio non si trovò, ma poi fu stima reciproca. Molte di queste foto sono rimaste inedite, come Oriana Fallaci che fa il bagno a Venezia o il bacio tra Simone Signoret e Yves Montand all'Aventino: troppo intime per cederle ai giornali. Chiuso Il Mondo e non sentendosi più in sintonia con i tempi e la fame di scoop, Di Paolo abbandonò la fotografia. ''Fu un grande dolore - ammette - Un direttore a Milano mi disse 'per te le porte saranno sempre aperte'. Le chiusi dietro di me''. Una storia, commenta la presidente della Fondazione MaXXi, Giovanna Melandri, ''che ci fa pensare, nell'epoca dei selfie e delle foto rubate. E che è anche un po' il manifesto di quel che pensiamo al MaXXi dell'arte e della fotografia''.
ansa