La visita del premier Gentiloni ieri a Milano ha un forte valore simbolico. Segna la continuità dell'impegno del sistema Paese nel completare un percorso di Milano città europea, avviato da tempo e indipendente dai Governi e dalle sindacature che si sono succedute. Quel che appare chiaro mettendo in fila i fatti che riguardano Milano, dalla prima giunta Albertini in avanti, è che la città ha trovato una dimensione ben definita. Milano ha superato il collasso post Tangentopoli in 25 anni di lavoro per lo sviluppo, non in un giorno, e facendo leva su sinergie pubblico-private, si è ripresa il ruolo di metropoli europea che le apparteneva. Avanguardia di un’area allargata, da Bergamo a Varese, in cui impresa, ricerca, creatività e cultura si intrecciano e si innervano reciprocamente.
L’esperienza di Expo
Expo 2015 è stato il primo traguardo di questo percorso e il potenziale punto di partenza della fase due. A Expo, pur nelle incredibili difficoltà di preparazione dell’esposizione e pur superando qualche scandaletto di seconda fascia, la città è arrivata sulla scia di una fase costruens che non si vedeva dagli anni del boom economico. City Life, Porta Garibaldi e Parco Vittoria; dal Passante ferroviario alla quarta linea di metropolitana; dalla Fondazione Prada al Sylos di Armani fino alla Fondazione Feltrinelli appena inaugurata; le stagioni della Scala e del Piccolo Teatro migliori dell’ultimo decennio, le sfilate di moda che contendono lo scettro a Parigi, il Salone del mobile punto di riferimento del design mondiale.
Expo, oltre all’onda lunga di un successo organizzativo che ha proiettato Milano nel mondo, meta da non perdere per il New York Times, ha lasciato in eredità l’area più infrastrutturata d’Europa: ipercablata, sulla linea dell’alta velocità ferroviaria e raggiunta da una metropolitana, a 30 chilometri da un aeroporto intercontinentale e collegata a tre autostrade. La piattaforma ideale per lo sviluppo di contenuti.
L’idea ruminata dalla città, dal manager che guidava Expo e oggi sindaco, Beppe Sala, all’ex primo cittadino Giuliano Pisapia, fino all’Assolombarda guidata da Gianfelice Rocca, è stata di costruire su quell’area un grande acceleratore di modernità. Un polo di attrazione di imprese basato su un nucleo per la ricerca d’eccellenza.
Expo 2015 è stato il primo traguardo di questo percorso e il potenziale punto di partenza della fase due. A Expo, pur nelle incredibili difficoltà di preparazione dell’esposizione e pur superando qualche scandaletto di seconda fascia, la città è arrivata sulla scia di una fase costruens che non si vedeva dagli anni del boom economico. City Life, Porta Garibaldi e Parco Vittoria; dal Passante ferroviario alla quarta linea di metropolitana; dalla Fondazione Prada al Sylos di Armani fino alla Fondazione Feltrinelli appena inaugurata; le stagioni della Scala e del Piccolo Teatro migliori dell’ultimo decennio, le sfilate di moda che contendono lo scettro a Parigi, il Salone del mobile punto di riferimento del design mondiale.
Expo, oltre all’onda lunga di un successo organizzativo che ha proiettato Milano nel mondo, meta da non perdere per il New York Times, ha lasciato in eredità l’area più infrastrutturata d’Europa: ipercablata, sulla linea dell’alta velocità ferroviaria e raggiunta da una metropolitana, a 30 chilometri da un aeroporto intercontinentale e collegata a tre autostrade. La piattaforma ideale per lo sviluppo di contenuti.
L’idea ruminata dalla città, dal manager che guidava Expo e oggi sindaco, Beppe Sala, all’ex primo cittadino Giuliano Pisapia, fino all’Assolombarda guidata da Gianfelice Rocca, è stata di costruire su quell’area un grande acceleratore di modernità. Un polo di attrazione di imprese basato su un nucleo per la ricerca d’eccellenza.
Il progetto
Lo Human Technopole è stato un progetto sposato dal governo Renzi, finanziato e avviato sotto la regia dell’Iit di Genova. Pur tra mille polemiche, a volte anche sterili, l’idea ha preso una sua dimensione e promette di essere il tassello iniziale di un puzzle tutto da costruire. Con 2,5 miliardi di euro di potenziali investimenti e con i primi fondi stanziati nella legge di bilancio appena approvata.
Ci saranno gli headquarters delle multinazionali estere e le facoltà scientifiche dell’Università Statale, potrebbero esserci le sedi di alcune autorità europee liberate dalla Brexit, prima fra tutte l’Ema, l’agenzia europea del farmaco, se il Governo a giugno se la aggiudicherà. C’è in ballo il Tribunale Ue dei brevetti. Partite aperte che non possono essere neanche giocate senza l’appoggio incondizionato del Governo e del sistema Paese. Ecco perché la visita di Gentiloni non si esaurisce oggi. La partita di Milano, soprattutto con l’impasse infinito di Roma, diventa la sfida che l’Italia ha l’obbligo di giocare e non può permettersi di perdere.
Lo Human Technopole è stato un progetto sposato dal governo Renzi, finanziato e avviato sotto la regia dell’Iit di Genova. Pur tra mille polemiche, a volte anche sterili, l’idea ha preso una sua dimensione e promette di essere il tassello iniziale di un puzzle tutto da costruire. Con 2,5 miliardi di euro di potenziali investimenti e con i primi fondi stanziati nella legge di bilancio appena approvata.
Ci saranno gli headquarters delle multinazionali estere e le facoltà scientifiche dell’Università Statale, potrebbero esserci le sedi di alcune autorità europee liberate dalla Brexit, prima fra tutte l’Ema, l’agenzia europea del farmaco, se il Governo a giugno se la aggiudicherà. C’è in ballo il Tribunale Ue dei brevetti. Partite aperte che non possono essere neanche giocate senza l’appoggio incondizionato del Governo e del sistema Paese. Ecco perché la visita di Gentiloni non si esaurisce oggi. La partita di Milano, soprattutto con l’impasse infinito di Roma, diventa la sfida che l’Italia ha l’obbligo di giocare e non può permettersi di perdere.
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