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Il futuro dei viaggi è in mano ai Personal Travel Expert, ecco chi sono


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Il futuro dei viaggi è in mano ai Personal Travel Expert, ecco chi sono

 
 

“Il covid19 ha accelerato un processo che era in atto: sempre meno agenzie di viaggi e sempre più contatto on line con il cliente che vuole viaggiare”. Con questa premessa, Luigi Porro ha presentato le novità di The Travel Expert, il network di consulenti di viaggi che lui stesso ha fondato all’inizio di quest’anno con Davide Volpe dopo l’esperienza di quattro anni con la Musement spa. Il lockdown ha di fatto rinviato, e non ha smesso di rallentare, un avvio di attività a pieno ritmo. Ma i 60 PtePersonal travel expert, che costituiscono il nuovo network, hanno continuato a lavorare proprio perché non hanno avuto bisogno di un ufficio e di un negozio su strada.

“Non ci interessa chi vuole diventare agente di viaggi ma chi ha già almeno due anni di esperienza – ha voluto precisare Porro – e che si accorge di come il cliente è più facile da raggiungere on line e, magari, incontrarlo a casa sua o dove lavora. Per questo decide di lasciare a noi tutti costi che attualmente sostiene per tenere aperta la sua attività, azzerando i costi di un affitto, del personale e della gestione amministrativa, per concentrarsi sullo sviluppo del business”.

Concretamente, il Pte stipula con The Travel Expert un contratto di “Incaricato diretto alle vendite” e può utilizzare tutti gli strumenti del portale del network e avere uno spazio web personale da gestire in totale autonomia.

Tra le iniziative di marketing predisposte dalla nuova digital company (così si definiscono) due programmi originali: progetto piccole e medie imprese e progetto segnalatori.

“Abbiamo predisposto delle formule che consentono di gestire le esigenze della azienda separando due diverse tipologie di prodotto: per gli spostamenti di servizio del personale, tutto viene gestito da un ufficio che si occupa dei viaggi che ottimizza le offerte, mentre per il settore del leisure, come le vacanze premio per i dipendenti o i viaggi incentive di gruppo, il continuerà Pte continuerà a fare il proprio lavoro di consulente. I segnalatori, invece, sono quelle persone che da sempre organizzano occasioni di viaggi per gruppi che gestiscono per altre ragioni. Si va dai preti che organizzano i pellegrinaggi agli istruttori sportivi che spesso accompagnano i propri allievi a partecipare a qualche evento. Finora, sono stati visti come dei concorrenti sleali. Con il nostro programma, i Pte danno loro la possibilità di incrementare il loro business e, al tempo stesso, di usufruire di servizi che sono sempre più importanti, a cominciare da quello assicurativo”

Il portale nel quale si possono trovare le offerte al consumatore finale ma anche il modulo per entrare nel team di consulenti è www.thetravelexpert.it.

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I 10 fari più belli d'Italia

 

Guidano da sempre i naviganti e seducono con la loro bellezza possente e misteriosa; dominano scogliere a picco sul mare, porti o coste sabbiose e accolgono pochi fortunati visitatori, che sfidano l'altezza o il soffiare del vento. Alcuni dei fari dei nostri litorali sono stati trasformati in suggestivi alberghi, in musei o in luoghi di ritrovo; eccone 10 tra i più affascinanti, tutti da scoprire.

Capo Spartivento. E' il più antico faro della Sardegna, un luogo da sogno costruito nel 1856 a picco sul mare a sud dell'isola, dove la macchia profuma di mirto e di ginepro. Dopo decenni di abbandono è diventato un albergo raffinato, un resort di lusso che ha mantenuto i soffitti a volta della vecchia struttura color rosso cremisi, ha visto ristrutturati i 700 metri quadrati di terrazze panoramiche con vista mozzafiato sulle baie di Malfatano e Capo Teulada e risanata la recinzione in pietra di granito locale. Chi non dorme al faro può visitarlo da Cala Cipolla e Su Giudeu, in località Chia, a circa 50 chilometri da Cagliari, attraverso un sentiero che sale fino alla cima del promontorio granitico.

Mangiabarche. Porta il nome inquietante della scogliera che sorveglia dal 1935, ma è tra i fari più spettacolari della Sardegna, sull'isola di Sant'Antioco, nel territorio di Calasetta. D'estate qui il mare è cristallino, ma d'inverno le onde impetuose lo scuotono e lo rendono ancor più affascinante. Il faro solitario, davanti a punta Mangiabarche e con Carloforte alle spalle, deve impedire che le barche non si incaglino nelle rocce affioranti della costa del Sulcis. Vicino alla spiaggia un parcheggio, un bar, un ristorante e un hotel accolgono i visitatori che d'estate si avventurano in questa insenatura per bagni da sogno.

Punta Carena. Si trova a Capri, a circa 3 chilometri a sudovest di Anacapri, e dal 1867 domina la penisola del Limmo; è tra i più importanti fari del Tirreno e il secondo in Italia per dimensione e portata luminosa dopo quello di Genova. La luce del faro, infatti, si avvista già da 25 miglia nautiche, un valido aiuto per chi naviga e una piacevole visita per chi cammina sul promontorio. Alle spalle del faro, dipinto di bianco e di rosso, si alza il dirupo della Migliera, percorso dai muri di difesa costruiti dagli inglesi all'inizio dell'Ottocento a protezione dell'isola campana.

Capo Miseno. Il suo faro bianco si staglia sulla baia tra il golfo di Pozzuoli e il canale di Procida, a nord di Napoli. Costruito agli inizi del XIX secolo su un'antica torre di avvistamento, venne distrutto dalle bombe nella seconda guerra mondiale e ricostruito nel 1948. La struttura si raggiunge a piedi attraverso due sentieri panoramici o una galleria che termina su una terrazza davanti al faro. Punta Palascia. E' il faro a picco sul mare di Capo d'Otranto, il punto più orientale d'Italia, nel Salento, e sorge nel punto in cui si uniscono le acque dello Ionio e dell'Adriatico. Costruito nel 1867 e ristrutturato più volte, ora è un luogo ricco di fascino, trasformato in museo ecologico e in luogo di cultura con laboratori artistici, esposizioni temporanee e incontri letterari ma anche come ritrovo per passeggiate naturalistiche. Le visite vanno prenotate scrivendo a museoecologia.palascia@unisalento.it Vieste. E' automatizzato, quindi disabitato, il faro della celebre località pugliese: sorge sull'isolotto di santa Eufemia, davanti alla città, e dal 1867 indica la rotta alle navi che transitano tra il medio e il basso Adriatico, tra Punta santa Croce e Punta san Francesco. Lo si ammira da ogni parte della città, che ogni giorno viene illuminata dai fasci di luce della spettacolare lanterna in ottone che si trova sulla torre del faro. Sull'isolotto è presente anche una grotta, dove sono state rinvenute 200 iscrizioni votive in greco e in latino lasciate dai marinai di passaggio dall'isola, alcune in onore di Venere Sosandra, dea del mare e salvatrice degli uomini; le scritte sono datate dal III secolo a.C. al Medioevo.

San Vito lo Capo. Il suo faro, nel trapanese, è attivo dal 1859 e segnala ai navigatori la secca a nord della baia. Simbolo della cittadina balneare della Sicilia nord-occidentale, domina il mare dai suoi 40 metri d'altezza con una luce visibile fino a 20 miglia marine ed è diventato anche un'attrazione turistica per chi si avventura fino alla punta estrema della località balneare tra la spiaggia rocciosa, il mare cristallino e un panorama mozzafiato sulla baia riparata dominata dall'alto dal monte Monaco.

Strombolicchio. Il suo faro svetta da una torre di lava solidificata sull'isolotto davanti a Stromboli, che si trova più a sud. Non ha una storia importante ma la sua posizione, aggrappata alla roccia vulcanica, lo rende suggestivo e originale; una lunga scala di ferro appoggiata allo scoglio consente di raggiungere la struttura attiva dal 1938 e soprannominata "il faro del Mediterraneo", al largo della costa settentrionale della Sicilia. Ancona. Dalla cima del faro si domina il golfo del capoluogo marchigiano che abbraccia l'Adriatico; la struttura ottocentesca, una torre cilindrica in mattoncini, regala un panorama mozzafiato dalla sommità del colle Guasco. Siamo all'interno del parco del Cardeto che si estende per 35 ettari sul colle dei Capuccini e che accoglie anche un anfiteatro romano accanto al vecchio e imponente faro, alto 20 metri.

Capel Rosso. E' il faro del Giglio e sorge tra la macchia mediterranea della parte meridionale dell'isola toscana. Un sentiero lastricato e scalini scolpiti nella roccia conducono alla struttura rettangolare a righe bianche e rosse, da cui si innalza una lanterna posta a 90 metri di altezza e la cui luce si vede fino a 23 miglia nautiche dal 1883. Oggi il faro, ancora attivo, si presta a eventi, incontri e manifestazioni sulla terrazza panoramica e per la sua struggente bellezza è usato come location cinematografica; l'ultima volta è stato immortalato nel film di Paolo Sorrentino"La grande bellezza".

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ESPOSIZIONE MONDIALE: IL SOGNO RIMANDATO Il grande cantiere Dubai è a caccia di abitanti

Prevista per il 20 ottobre del 2020, Expo era un evento atteso dal 2013, la Pandemia però ha sconvolto tutto. Così ora la città abituata a fare di ogni sfida un'opportunità, sta lavorando con lo stesso impegno in vista della nuova inaugurazione il 1° ottobre 2021

di Elena Montobbio

La spiaggia di Dubai Marina, una delle zone della città più ambite dagli stranieri (Credit: Alessandro Fasolo Garzia)
La spiaggia di Dubai Marina, una delle zone della città più ambite dagli stranieri (Credit: Alessandro Fasolo Garzia)

Venti ottobre duemilaventi. Suona bene, sarebbe stata una bella data per dare inizio all'Expo. Ma la pandemia è arrivata a sconvolgere tutto. Lo scorso 4 maggio, il Bureau dell'Esposizione Universale decideva – con due terzi di voti a favore – di rimandare l'evento atteso dal 2013, anno in cui Dubai aveva visto trionfare la sua candidatura. Nella città simbolo degli Emirati Arabi Uniti, che vive sul motto If you can dream it, you can make it, i lavori erano a buon punto.

I cantieri aperti non hanno mai chiuso del tutto, le infrastrutture sono oggi in gran parte completate, la metropolitana che collega l'area espositiva alla città e agli aeroporti è già pronta. Greta Nardeschi, che vive a Dubai da quattordici anni, è una delle poche italiane che lavorano per Expo a essere rimasta in città durante la fase più dura dell'emergenza sanitaria. Fa parte della squadra Marketing & Sales, dirige la creazione e gestione di brand sul territorio, tiene i rapporti con gli enti aeroportuali. Abituata a fare di ogni sfida un'opportunità, sta lavorando con lo stesso impegno in vista della nuova inaugurazione di Expo, il 1° ottobre 2021.

«Ci sono molte cose da fare, bisogna rivedere completamente contenuti, programmi, gruppi di lavoro, obiettivi, iniziative, partecipazioni, contratti», racconta a IL. «In più, tutto il capitolo relativo alle nuove misure per garantire la salute dei visitatori. Un grande compito da svolgere, che portiamo avanti con ottimi risultati e il continuo supporto dei Paesi partecipanti (192 in tutto) e del Governo locale. The show must go on! La promessa degli Emirati Arabi Uniti, e della città di Dubai, è ancora salda».

I cantieri che non si sono fermati non riguardano soltanto i progetti infrastrutturali. È quasi giunta al termine la costruzione di Dubai South, un nuovo quartiere residenziale con piscine e campi da golf, pensato per il ceto medio borghese, che sta nascendo nel deserto accanto all'area espositiva. Sarà comodo per chi fa il pendolare tra Abu Dhabi e Dubai e per chi deve viaggiare spesso in aereo. La nuova area abitativa si trova infatti a pochi minuti di auto dal secondo aeroporto della città, il Maktoum Internazional Airport, che nei piani dovrebbe diventare più grande del Dubai International Airport, il secondo hub più trafficato al mondo: uno scalo che si sviluppa su un'area di 3.400 ettari, contribuisce per oltre 18 miliardi di euro al Pil del Paese e rappresenta una fonte di occupazione per circa il 19 per cento dei suoi abitanti.

La città è cresciuta, continua a crescere, ha vissuto un boom edilizio che rischia ora di rivelarsi una grande bolla. Sono aumentati gli immobili, ma la popolazione – che oggi supera i tre milioni di abitanti ed è composta al 90 per cento da stranieri – non è cresciuta allo stesso ritmo. Roberta Di Siena, che nel 2008 ha preso un volo di sola andata per Dubai e oggi ha uno studio di consulenza da cui segue le aziende italiane ed europee che intendono investire nella regione del Golfo, non ha dubbi: «Il mercato immobiliare sta sicuramente vivendo una crisi. I prezzi sono calati del 30 per cento nell'arco dell'ultimo anno e mezzo. Tengono solo alcune zone come Dubai Marina e il Financial District, dove la discesa si è fermata a circa il 15 per cento. Dubai è diventata improvvisamente una città con abitazioni che hanno costi in linea con Londra e Parigi, anzi in alcuni casi anche più economica», racconta a IL. Adesso si può addirittura prendere in considerazione di vivere nel celeberrimo Burj Khalifa, il grattacielo più alto del mondo (820 metri).

Fino a non molto tempo fa, per affittare una casa in città era necessario effettuare in anticipo il pagamento di un anno; adesso vengono accettati anche assegni mensili (ma così facendo si perde quello sconto del 5/10 per cento che i proprietari attuano a chi salda tutto e subito). E attenzione a non pagare: avere debiti è un reato e le autorità aeroportuali applicano a tutti i morosi il Travel Ban, ovvero l'impossibilità di lasciare il Paese. Rischia il carcere chi ha uno scoperto superiore ai 46mila euro e, se non si può far fronte al pagamento, bisogna sperare nella grazia dello sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum; la stessa grazia che soltanto i nativi degli Emirati possono ricevere prima del Ramadan, quando le banche ricevono l'ordine di cancellare alcuni insoluti (una rata del mutuo o della macchina, per esempio) per far vivere il mese del digiuno senza grattacapi.

Nonostante il crollo dei prezzi e i cantieri che offrono nuovi appartamenti in continuazione, secondo Roberta Di Siena e la collega Manuela Vaccarini (che si occupa di mantenere il rapporto con i costruttori per procura dei proprietari, della consegna delle case pronte e della ricerca degli inquilini), «all'interno del mercato immobiliare di Dubai rimangono ancora alcune buone possibilità di investimento: chi compra nelle zone giuste e mette a reddito con l'affitto, può guadagnare fino al 7 per cento annuo».

Tra i nuovi progetti che meritano di essere segnalati, secondo Vaccarini, c'è District One, situato alle spalle del cuore finanziario della città. È un quartiere super lusso, circondato da piste ciclabili, con parchi acquatici, una laguna di acqua cristallina e canali. Qui lo sceicco viene spesso, per rilassarsi a cavallo o andare in bicicletta. Molti appartamenti sono già ultimati, ma i lavori proseguono: sorgerà un centro commerciale ancora più grande del vicino Dubai Mall (che conta 1.300 negozi e più di 200 ristoranti) con una nuova pista da sci (più grande di quella che ha adesso Dubai) e un nuovo acquario.

A District One, una villa di 700 metri quadrati con piscina privata, quattro camere da letto e sei bagni costa 1 milione e 700mila euro. Attenzione, affermano Di Siena e Vaccarini, a non farsi illudere dalle luci spente alle finestre: «Non è necessariamente indice di abitazioni rimaste invendute. Nei weekend e durante le feste arrivano i proprietari da Bahrein, Iran, Arabia Saudita, Cina e Qatar per godersi le loro super seconde (o terze) case».

Il governo di Dubai, anche per far fronte alla crisi del mercato degli immobili, si sta però muovendo per attrarre nuovi cittadini: gli stranieri che investono un milione di dirham (circa 230mila euro) hanno diritto a un Investor Visa, un visto valido per sé e tutti i membri della famiglia della durata di tre anni e rinnovabile, più una licenza per svolgere lavori di consulenza. Dal 2 settembre è inoltre possibile presentare l'applicazione per ottenere un Retirement Visa valido a vita. I requisiti? Aver compiuto 55 anni, comprare (senza mutuo) una casa del valore minimo di 2 milioni di dirham (460mila euro), risiedere stabilmente negli Emirati Arabi Uniti e, ovviamente, aver scelto Dubai come luogo dove vivere gli anni della pensione.

Allo stesso tempo, l'ente del turismo sta cercando di rilanciare l'immagine della città presentandola al mondo come capitale dei primati e della tecnologia e nuova culla della cultura araba. Bisogna attrarre nuovi turisti, gli alberghi sono ancora vuoti e le camere svendute a prezzi stracciati. Maria Corea, italiana e guida turistica a Dubai, ha vissuto momenti più floridi nella sua carriera.

«Il prossimo Expo sarà il più inclusivo della storia, è infatti prevista anche la partecipazione di Israele e un afflusso di visitatori stimato sui 20 milioni», dichiara a IL. «Il mancato svolgimento dell'evento 2020 è stato un colpo per noi e la città, attendiamo tempi migliori; come tutto il mondo, del resto».

ilsole24ore.com



Aspettando Expo Dubai 2020. Come Italia ed Emirati puntano allo Spazio

 



Con Giorgio Saccoccia, Massimo Comparini e Luigi Pasquali, Italia ed Emirati annodano i fili dello Spazio in attesa di Expo 2020. Non casuale che il prossimo anno dedicherà una delle settimane di apertura ai temi dell’esplorazione spaziale e alle tante implicazioni per la vita umana, dalla difesa all’ecologia

Abu Dhabi – “Lo spazio è una grande piattaforma di crescita e collaborazione reciproca”. È questa l’immagine proposta da Massimo Claudio Comparini, amministratore delegato di Thales Alenia Space Italia, durante il webinar organizzato dall’Ambasciata Italiana ad Abu Dhabi nel quadro del ciclo di conferenze InnovItalyUae. Sfidando i limiti imposti dalla minaccia Covid, la vetrina virtuale organizzata dall’ambasciatore italiano Nicola Lener ha coinvolto rappresentanze istituzionali ed economiche dello spazio in Italia e negli Emirati, senza trascurare il mondo accademico locale, con la Khalifa University Space Technology and Innovation Center (Kustic) e la New York University Abu Dhabi.

La nuova space economy, che fa rima con la parallela space diplomacy, sembra essere solo all’inizio di una età dell’oro. Un mondo dinamico, in grande fermento, terreno fertile per idee, innovazione, eccellenze tecnologiche, dinamismo imprenditoriale. Non è un caso, infatti, che il prossimo anno, Expo 2020 dedicherà una delle settimane di apertura proprio ai temi dell’esplorazione spaziale e alle sue tante implicazioni per la vita umana, dalla difesa all’ecologia, dalle comunicazioni alla medicina. Intanto, però, Italia e Emirati Arabi Uniti rinsaldano i fili annodati nel 2016, anno del kick-off alla cooperazione bilaterale inaugurata dal Memorandum of understanding che ad oggi costituisce la cornice regolativa di progetti comuni.

Da allora, molta strada è stata compiuta da entrambe le parti. Downstream e upstream, vale a dire nell’osservazione della Terra e nell’esplorazione spaziale. In questi anni, negli Emirati è nato il Mohammed Bin Rashid Space Center di Dubai. Con grande risonanza mediatica è stata lanciata la sonda Hamal verso Marte. Il primo astronauta emiratino Hamza al-Mansoori ha raggiunto la Stazione spaziale internazionale, mentre il KhalifaSat, lanciato nel 2018, dimostra la progressiva autonomia degli Emirati nella progettazione e produzione di satelliti.

Con il passo da velocista che lo contraddistingue, il giovanissimo Paese ha bruciato alcune delle tappe raggiunte in decenni dai tradizionali protagonisti dello spazio, affermandosi, nel quadrante mediorientale, come epicentro coordinativo delle 14 agenzie spaziali facenti capo ad altrettanti paesi arabi, come ha ricordato Mohammed Nasser Al Ahbabi, direttore generale della Uae Space Agency. E intanto gli Emirati già guardano al 2117, programmando un primo insediamento umano su Marte con una vision addirittura secolare, come ha detto Hamad Al Marzooqi, Project Manager della Emirates Lunar Mission, Mohammed Bin Rashid Space Center (MBRSC).

Nel frattempo, però, l’Italia non è certo rimasta rimasta a guardare. Giorgio Saccoccia, presidente dell’Asi Agenzia Spaziale Italiana, ha sciorinato numeri in continua  crescita: con oltre 7.000 lavoratori, che fanno capo in gran parte al campione nazionale Leonardo e a oltre 250 tra tra piccole e medie imprese, l’assetto economico conta un incremento del 74% in 5 anni nel numero di start up e genera un fatturato annuo di circa 2 miliardi di euro. Protagonista ormai non solo in Europa, l’Italia copre l’intera filiera dello spazio, con una presenza completa che si articola lungo tutta la catena del valore, dalla manifattura alla ricezione ed elaborazione dei dati in arrivo.

Tra i gioielli nazionali citati da Saccoccia, il più grande investimento nell’osservazione satellitare della Terra risponde al nome di Cosmo-SkyMed. Strumento prezioso per il sostegno all’agricoltura, per il monitoraggio di coste, oceani, ghiacci polari, il programma è guidato dalle joint venture di Leonardo, Thales Alenia Space e Telespazio, con il contributo di tante Pmi del paese. Luigi Pasquali, amministratore delegato di Telespazio, ha ricordato che i dati raccolti sono poi commercializzati in tutto il mondo da e-Geos, oggi sul podio dei maggiori service provider a livello globale.

Le credenziali italiane appaiono, insomma, del tutto invidiabili. Solo in ordine di tempo, contano il vettore europeo Vega di realizzazione italiana, partito con il suo carico di 53 satelliti, tra nano, micro e minisatelliti, aprendo la strada ai trasporti spaziali low cost che permettono risparmi grazie al “rideshare”. Grande attenzione anche su ExoMars, la doppia missione dell’Esa per l’esplorazione di Marte a guida italiana, realizzata in collaborazione con la russa Roscosmos State Corporation. Grande orgoglio nazionale anche per i rover della stessa missione e per il nuovissimo centro di controllo ROCC, uno dei più grandi terreni di prova marziani d’Europa, inaugurato lo scorso 30 maggio a Torino.

E poi ancora le molteplici relazioni internazionali, dal programma Shalom, in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Israeliana, alla recente dichiarazione d’intenti fra Italia e Stati Uniti per il programma Artemis, la missione della Nasa che intende riportare l’uomo sulla Luna nel 2024. In in una sorta di revival, dopo i favolosi anni Sessanta, dominati dall’allunaggio ormai patrimonio di un epos collettivo, la corsa alla Luna torna, infatti, di stretta attualità. E anche in questo rinnovato capitolo dell’esplorazione spaziale, l’Italia farà la sua parte partecipando al progetto della piattaforma orbitale lunare che sarà costruita da una cordata di partnership internazionali a guida americana. Si tratta del Lunar Orbital Platform-Gateway, a cui l’Italia è pronta a contribuire con la realizzazione dei moduli pressurizzati, come ha ricordato Comparini.

Insomma, in attesa di ammirare, accanto alla copia del David, capolavoro rinascimentale di Michelangelo, anche le meraviglie della trivella spaziale, dell’orologio atomico e del convertiplano, protagonisti delle installazioni dell’azienda Leonardo per il Padiglione Italia, i partner istituzionali ed economici dei due paesi affinano le strategie per nuove fruttuose sinergie. Confindustria, è pronta a fare la sua parte, ha detto Giuseppe Aridon, presidente della Sezione Spazio di Aiad. Appuntamento ad ottobre 2021, tra un anno esatto, all’apertura dei cancelli dell’Esposizione Universale di Dubai, per capire come è andata.

formiche.net