Milano, 23 mar. (askanews) - Gli immigrati destinati dalla Prefettura di Milano al campo base di Expo 2015 a Rho (Milano), cioè il villaggio prefabbricato, esterno al sito espositivo, che ha ospitato operai e agenti delle forze dell'ordine nel semetre dell'eposizione universale, sono "migranti economici" e non profughi che hanno diritto a protezione internazionale. E' la convinzione dell'assessore alla Sicurezza, Protezione civile e Immigrazione della Regione Lombardia, Simona Bordonali, che ha visitato il campo di Rho insieme alla collega Francesca Brianza (Post Expo e Città metropolitana).
"Sono solo maschi, dai 20 ai 25 anni, provenienti non da Paesi in guerra e, come si può pensare guardando le risposte della Commissione che sta lavorando alle richieste di protezione internazionale, saranno persone che dovranno tornare nel loro Paese perché non profughi e nemmeno soggetti a protezione internazionale" ha detto Bordonali. "Quello che ci preoccupa - ha proseguito - sono due questioni: la fattibilità degli eventi del Post Expo e la capacità di accoglienza, già oggi a 576 posti". Secondo l'assessore il campo è infatti troppo vicino al sito Expo, circa 800 metri, e ha una capacità tale da poter ospitare altre centinaia di immigrati. "Regione Lombardia è la prima regione - ha proseguito l'assessore - per accoglienza e non è più in grado di accogliere".
"Non sappiamo se arriveranno altri immigrati e non ce lo sa dire neppure la Croce rossa - ha aggiunto l'assessore Brianza - ma è chiaro che, nella situazione in cui siamo di continua emergenza non gestita, è verosimile l'arrivo di altri immigrati e non vedo, dopo l'apertura a 100 ospiti, quale sia la differenza tra 100 e oltre 500 ospitabili".
"Come Regione Lombardia sapete bene quanto abbiamo puntato sul Post Expo e sul Fast Post Expo - ha proseguito Brianza -. Stiamo parlando di un'area che non deve restare abbandonata, che deve essere operativa al 1 maggio", mentre l'arrivo degli immigrati nel campo base, a suo parere, mette "in discussione l'importanza di quest'area e gli investimenti di Regione Lombardia, Comune di Milano e Governo, con una decisione scriteriata che beffa il percorso delle istituzioni che hanno creduto in Expo, nel Post Expo e che vogliono fare di quest'area un qualcosa di valore internazionale".