Paesaggio: Da Uffizi a Pompei, ecco Giornata Nazionale

(di Daniela Giammusso)(ANSA) - ROMA, 07 MAR - I Paesaggi condivisi a L'Aquila e L'arte racconta il Paesaggio nel giardino all'inglese della Reggia di Caserta. Michelangelo Pistoletto superstar a Pompei con una nuova versione del Terzo Paradiso realizzata con i frammenti di anfore e ceramiche romane bombardate nel '43 e il viaggio alla scoperta delle tecniche di rappresentazione nell'antichità al Museo Nazionale Romano. E poi ancora l'arte ambientale a Siena e percorsi ad hoc agli Uffizi, Brera, all'Opificio delle pietre dure e al Museo nazionale di Ravenna, che per i più piccoli si trasformerà in ''una tana ideale''. Parte con più di 120 iniziative già in programma la prima Giornata Nazionale del Paesaggio, il 14 marzo in tutta Italia, per sensibilizzare i cittadini su temi e valori della salvaguardia del territorio. Un grande festa per accendere un faro ''su un settore che in Italia non ha avuto nel tempo la visibilità che avrebbe dovuto'', spiega il Ministro di beni culturali e turismo, Dario Franceschini'', nonostante il nostro sia ''l'unico paese al mondo che con l'Articolo 9 ha inserito la tutela del paesaggio persino nella Costituzione. Una bellezza diffusa spesso frutto anche del lavoro dell'uomo: penso ad esempio alla Val d'Orcia''. Quello che si cercherà di raccontare, spiega il sottosegretario Ilaria Borletti Buitoni, ''è che il paesaggio non è più solo colline verdi, ma il contesto in cui vive una comunità, che può essere anche urbano o da recuperare. L'attenzione oggi deve essere ancora maggiore perché non si ripetano certi assalti, incontrollati e anche piuttosto irrimediabili. La Giornata - prosegue - dimostrerà questo sia il fil rouge di un'azione di tutela puntuale, attenta e al servizio di tutti, perché il nostro paesaggio è patrimonio di tutti i cittadini italiani. E può essere protetto solo attraverso un rete tra soggetti pubblici, privati, enti locali, associazioni, persone singole''. Mentre al contrario, incalza, il segretario generale del Mibact, Antonia Pasqua Recchia, gli scenari ''sfatti e disgregati si prestano spesso a sacche di malavita'' Ecco allora che le iniziative per la Giornata si moltiplicano tra musei e istituti statali, da La Galleria Nazionale d'arte moderna e contemporanea a Roma ai Palazzi Reali di Genova e Napoli, il Cenacolo Vinciano a Milano, Palazzo Rota Pisaroni a Piacenza, le Terme di Diocleziano e Ostia antica, ancora nella capitale, la Villa della Regina a Torino, Palazzo Ducale a Venezia. Fino a Pompei, dove, racconta il Soprintendente speciale Massimo Osanna, ''ora che i problemi interni al sito sono risolti, bisogna pensare alla riqualificazione del contesto, che è stato stuprato dal secondo dopoguerra e che invece era uno dei più belli del mondo antico, celebrato in tutti i Grand Tour del '700''. Tra le iniziative, anche lo speciale ''porte aperte alle Soprintendenze, che non sono solo luoghi dove si rilasciano permessi e si mettono vincoli'', dice Franceschini, proprio per valorizzare il loro ''straordinario lavoro nell'azione di tutela''. A celebrare la Giornata, anche la consegna del primo Premio Paesaggio Italiano al Collegio Romano e la firma del Piano paesaggistico con il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino. Info: www.beniculturali.it/giornatadelpaesaggio(ANSA).

Forte scossa di terremoto avvertita in Ossola


Vetri che tremavano, suppellittili e bottiglie rovesciate a terra. Sono stati attimi di panico quelli vissuti intorno alle 21.15 in Valle Vigezzo e  a Domodossola per una forte scossa di terremoto. Il sisma è stato avvertito in particolare nel fondovalle da Druogno a Re, ma in molti sostengono di averlo sentito anche a Domo e nei paesi limitrofi. Per ora non si registrano danni. "Ho visto la bottiglia dell'acqua sul tavolo in cucina tremare" scrive una lettrice di Druogno. "Ballava il lampadario" scrive un altro lettore di Malesco. La scossa è stata sentita molto forte anche a Re e frazioni: "E' durata un minuto, sembrava un'eternità - spiega il sindaco Oreste Pastore -. Tremavano anche i fossili della mia collezione e alcuni sono improvvisamente caduti a terra: ho già ricevuto numerose telefonate da parte di concittadini allarmati che si sono spaventati molto".

ossolanews

Terremoto in Svizzera, scossa di magnitudo 4,7 avvertita anche a Milano e al Nord


L’epicentro è in Svizzera, nei pressi del monte del Col du Klausen, al confine tra i cantoni Svitto e Glarona. Non si segnalano feriti. Nel Varesotto 20 chiamate a pompieri

Una scossa di terremoto di magnitudo 4.7 è stata avvertita alle 21.12 in varie zone dell’Italia settentrionale, Milano compresa. L’epicentro è in Svizzera, nei pressi del monte del Col du Klausen, al confine tra i cantoni Svitto e Glarona. Al momento non si segnalano vittime o feriti e neppure danni. La polizia cantonese ha ricevuto una ventina di chiamate per una scossa che è durata circa 3 secondi.

L’assessore lombardo: «Nessun danno ma monitoriamo»

La centrale operativa lombarda di Protezione civile ha ricevuto segnalazioni dalle province di Bergamo, Lecco, Como, Milano, Varese e Sondrio dove la scossa è stata avvertita. Confermo che al momento non si registrano danni a cose e persone. La Sala operativa regionale, attiva 24 ore al giorno, continuerà a monitorare la situazione», ha detto l’assessora alla Sicurezza, Protezione civile e Immigrazione della Regione Lombardia, Simona Bordonali.


Preoccupazione nel Lecchese

Il sisma ha creato preoccupazione in particolare nel Lecchese, soprattutto in Valsassina e in Brianza. Al comando provinciale dei vigili del fuoco di Lecco sono giunte chiamate di persone anziane, allarmate dai lampadari che si muovevano, e che chiedevano informazioni sull’accaduto. Non c’è stato alcun intervento da parte delle forze dell’ordine.

corriere.it


Sci, guida al risparmio rosa sulle montagne torinesi

Le montagne torinesi si tingono di rosa. Per la festa della donna, mercoledì 8 marzo, in molte località gli skipass costeranno poco più delle mimose. E vale la pena di approfittare degli sconti: dopo le nevicate di lunedì e sabato scorso le condizioni sono eccellenti dappertutto. Se il meteo non farà scherzi, dovrebbero esserci anche una giornata di sole e temperature primaverili. 

Al Frais le signore scieranno gratis: la microstazione valsusina regalerà lo skipass. A un’ora esatta di treno dal centro di Torino, offre i due skilift e la seggiovia che collega la stazione di Chiomonte alle piste. È chiusa però la Sauze A. Il giornaliero feriale per gli accompagnatori costa 21 euro. Info su www.frais2010.it. 

Un paio di fermate più avanti, sulla stessa linea ferroviaria, c’è Bardonecchia: 100 chilometri di piste e 23 impianti (praticamente tutti aperti) che per le festeggiate saranno scontati a metà prezzo, cioè 18 euro anziché 36. Per ottenere la riduzione bisogna acquistare online su www.bardonecchiaski.com, dopo aver richiesto il codice promozionale: è necessario scrivere un messaggio privato alla pagina Facebook del comprensorio. 

Altra vallata, stessa distanza dalla città: a Prali, un’ora e venti di auto da Torino, in val Germanasca, le sciatrici spenderanno 8 euro. Ci sono 4 impianti e 8 piste, perfettamente innevate: si scende dai 2500 metri di Bric Rond ai 1400 del paese. Gli uomini pagano 19 euro. Info su www.praliskiaerea.com. 

Con mezz’oretta di viaggio in più si scia al Pian Benot, nelle valli di Lanzo. Tre skilift, una seggiovia e un tapis roulant che portano dai 1600 metri di Usseglio fino a quota 2000. È tutto aperto e per l’8 marzo il giornaliero delle donne è scontato a 10 euro. La tariffa intera feriale è 18 euro, ma una coppia spende 20 euro in tutto: 18 euro per lui, 2 euro soltanto per lei. Info www.pianbenot.it. Per i gruppi di giovani è davvero un’occasione da non perdere: ci sono le offerte per le ragazze, ma dopo la settimana di Carnevale è finita l’alta stagione e sono tornate le agevolazioni per gli universitari. Anche i ragazzi possono risparmiare.  
lastamoa.it

“I coragiôs”, quelli che credono nella montagna e nelle tradizione

Parte una nuova rubrica su ossola24.it
grazie a Mary Borri, nostra giornalista che ha deciso periodicamente di raccontarci le storie di quelli che nelle nostre zone non si arrendono e non smettono di credere nella montagna, di coloro che portano avanti le tradizioni di un tempo. Si incomincia con chi lavora la vite, ed oltre al testo scritto Mary Borri li ha videointervistati.

Montagna: regole su misura per chi ci vive e lavora e per combattere lo spopolamento

In Piemonte la superficie di alta e bassa montagna occupa il 45% dell’intera estensione territoriale della Regione, mentre in provincia di Cuneo l’area arriva al 50%.
Una zona significativa e importante per le straordinarie risorse da valorizzare che, tuttavia, negli ultimi decenni ha subito un forte percorso di spopolamento.
L’assessore regionale, il cuneese Alberto Valmaggia, da quando si è insediato, nel 2014, sta mettendo in atto diverse azioni per favorire il ritorno nelle terre alte.
L’obiettivo – dice - è di creare le condizioni migliori possibili affinché le persone e le famiglie già residenti in montagna continuino a rimanerci, ma anche quello di portarne delle nuove. Come? Facendo in modo che lì possano avere delle opportunità di vivere e lavorare sfruttando le ricchezze esistenti del territorio”.
Dall’inizio dell’anno il viceministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Andrea Olivero, anch’egli cuneese, ha avuto dal ministro Martina proprio la delega all’agricoltura di montagna: un’ottima occasione per collaborare con l’assessore Valmaggia avendo lo scopo di far crescere un territorio per troppo tempo considerato marginale. Ne abbiamo parlato con l’esponente del Governo Gentiloni.
Cosa può fare lo Stato per favorire il ripopolamento della montagna?
“Innanzitutto, è necessario che si capisca che il problema delle terre alte del Paese è un problema di tutti, non solo di chi le abita. Se continuiamo a contrapporre città e pianura alla montagna, senza capirne l’'interdipendenza, non andremo lontano. La montagna non è solo parchi e ambiente sano, ma acqua, energia, sistema idrogeologico, legname, prodotti di alta qualità.  La montagna va retribuita per le funzioni che svolge, non assistita”.
Ci sono le condizioni per recuperare il tempo perso negli ultimi decenni?
“Difficile rispondere, ma bisogna comunque provarci. Il progetto per le terre alte, le risorse per la messa in sicurezza del territorio sotto il profilo idrogeologico, la riorganizzazione amministrativa in corso: sono tutte sfide complesse che possono aiutarci a dare una scossa alla situazione, a patto di avere obiettivi chiari ed una vera cabina di regia. Questa è la vera sfida di questo momento, che dobbiamo affrontare tutti insieme a partire dalla fondamentale esperienza dell'Uncem”.
In Piemonte e, soprattutto, in provincia di Cuneo quali sono le maggiori potenzialità che le terre alte possono offrire?
“Le nostre montagne e le aree collinari sono un patrimonio straordinario sotto molto aspetti. Oltre alle colline patrimonio Unesco abbiamo il parco delle Alpi Marittime, il Monviso, le sorgenti del Po che rappresentano delle risorse naturali uniche al mondo. Ma non basta: storia, cultura, prodotti locali delle montagne cuneesi sono un patrimonio ancora tutto da valorizzare. E non dimentichiamo l’agroalimentare. Siamo la prima provincia per numero di indicazioni geografiche. Gran parte di queste sono nelle terre alte, che manifestano tradizione e qualità in misura straordinaria”.
Cosa serve affinché l’ambito agricolo e quello agroalimentare diventino di nuovo un prezioso giacimento di risorse da fruttare?
“Bisogna che chi opera in montagna abbia regole specifiche che tengano conto della realtà. Ogni giorno parlo con persone straordinarie, che credono ancora nella propria comunità e nel proprio lavoro, esasperate da regole e burocrazia pensate per la pianura, ma folli per imprenditori che vivono nelle terre alte. Servono quindi tre cose fondamentali: welfare (salute, scuola, servizio postale, connessione ad internet, negozi...), strade accessibili e regole specifiche per le attività imprenditoriali, a partire dall’agricoltura”.
Nel concreto?
“In questo settore sto lavorando su alcuni progetti: il riconoscimento del marchio “prodotto di montagna”, la semplificazione delle regole per le aziende agricole delle terre alte, la nuova legge sulla forestazione per tornare a poter gestire i nostri boschi. Inoltre sto confrontandomi, in Italia ed in Europa, affinché nelle regole della nuova Politica Agricola Comune (Pac) dopo il 2020 si preveda un modello specifico per le terre alte, senza replicare gli errori che, in questi anni, hanno spesso depauperato quelle aree che, al contrario, sulla carta avrebbero dovuto sostenere”.
targatocn.it

“Gli allevamenti di montagna rilanciati grazie ai nostri formaggi”

Se la montagna dell’Ossola continua a vivere, se d’estate c’è ancora chi la sua mandria se la porta in quota e d’inverno prosegue con il lavoro in stalla, una buona fetta del merito è anche della Latteria sociale Antigoriana. Da 50 anni è un punto di riferimento per dare forza alla filiera zootecnia alpina di questo spicchio di Piemonte e fornire reddito agli allevatori.  
Resta una produzione di nicchia, ma con livelli di apprezzamento fuori discussione, che presto - il 2017 dovrebbe essere davvero la volta buona - potrà fregiarsi dell’ambito marchio di qualità.  
La Dop per l’«Ossolano»
«Siamo alla stretta finale, stiamo attendendo l’ultimo responso da Bruxelles e poi il nostro Ossolano, prodotto da Mergozzo in su, potrà fregiarsi della Dop - spiega il direttore Giovanni Tacchini -. Il disciplinare è unico ma le specialità saranno due: carta verde per il formaggio di fondovalle, marroncina per quella con la menzione “d’alpeggio”, prodotto in pascoli a un’altitudine di almeno 1400 metri».  

Sono trenta i soci che conferiscono il latte alla cooperativa sociale che dispone di duemila metri quadrati per lavorazione, stagionatura e vendita: a Oira di Crevola e Crodo, dove nel 1957 si aprì il primo caseificio in uno spazio di 200 metri quadrati e dove oggi vien affinato lo «stravecchio», che in cantina deve stare almeno 12 mesi.  

Formaggio che non si trova nei supermercati della zona, dove negli ultimi anni - con un importante risultato sul piano della distribuzione - sono arrivati i prodotti della Latteria Antigoriana. Per portarsi a casa un pezzo di «gran riserva» bisogna salire negli spacci di Crodo, a Piedimulera e, novità dello scorso anno, a Druogno. «Cinquant’anni fa il latte conferito da 19 soci era dieci quintali al giorno, oggi sono 200 quintali per una trentina di soci - precisa il direttore Tacchini -. Negli ultimi decenni abbiamo gettato le basi per la professionalizzazione di chi ha continuato a fare questo lavoro. Prima l’allevamento era per lo più un’integrazione al reddito familiare: il marito lavorava in fabbrica o in Svizzera e la moglie si occupava della stalla. Adesso ci sono intere famiglie che vivono di quest’attività: il latte lo paghiamo bene, con regolarità e stabilità del prezzo. E questo vuol dire consentire agli allevatori di programmare investimenti». 
L’autobotte nelle valli
È l’autobotte della latteria sociale, con un suo addetto, a spostarsi nelle valli Antigorio, Formazza, Divedro, Antrona, Anzasca e Vigezzo e fare il pieno dei litri che poi diventano forme di diversa pezzatura e stagionatura ma anche «freschi»: yogurt, ricotte, primo sale, mozzarelle, latte pastorizzato. «Nel 1998 - spiega Tacchini - lavoravamo meno di due milioni di litri all’anno, oggi sono 5. Per noi è un salto in avanti, ma che ci fa restare una realtà artigianale con prodotti tipici e tracciabili». 

Anche produzione caprina
In estate si «carica l’alpe», le vacche salgono ai pascoli alpini e per due mesi si riduce il latte fresco conferito alla cooperativa, ma a fine stagione coi pastori scendono le forme prodotte in quota. Tra queste ci sono anche quelle di sei degli otto produttori di Bettelmatt, «l’oro dei walser», la cui «miniera» sono i 7 alpeggi tra Formazza e Devero, dove cresce l’erba muttolina. Foraggio essenziale per avere la celebrità gastronomica, che ha tirato la volata a tutto il resto della produzione casearia ossolana. Il latte delle capre vigezzine ha poi un posto particolare nella «credenza» della Latteria Antigoriana: diventa caprino fresco, stagionato con lo Spress e, in collaborazione con la latteria di Cameri, un erborinato. 
lastampa.it

Via dalla città. La rivincita della montagna

Giovedì 9 marzo, alle ore 18.30, presso la Libreria la Montagna, in via Sacchi  28 bis a Torino, ci sarà la presentazione dell'opera "Via dalla città. La rivincita della montagna". Presente l’autore Maurizio Dematteis assieme al sociologo Aldo Bonomi.
Seguirà aperitivo / Ingresso libero

Vado a vivere in montagna: in Lombardia bando per 5 alpeggi in concessione


Cambiare aria e cambiare vita. Rallentare e disconnettersi da ritmi frenetici per recuperare il contatto con una dimensione più naturale e autentica. E’ un desiderio di molti, ma quante possibilità ci sono per farlo davvero? Eccone una, tutta italiana, per chi ha competenze o esperienza nell’ambito della pastorizia: l’ERSAF, l’Ente per il Servizi all’Agricoltura e alle Foreste della Regione Lombardia, ha recentemente reso pubblici i bandi per la concessione di cinque alpeggi, distribuiti fra le province di Brescia, Bergamo e SondrioL’obiettivo dichiarato è quello di garantire la continuità dell’attività silvo-pastorale, promuovendo e valorizzando, al contempo, il patrimonio forestale regionale. In parole povere, chi si accaparrerà le concessioni- giunte a scadenza nei giorni scorsi e bisognose di una sostituzione- vivrà dai tre ai sei anni all’interno delle foreste della regione, dedicandosi alle attività necessarie alla gestione degli alpeggiCon questa tornata di rinnovi delle concessioni, ERSAF conferma la scelta di puntare a valorizzare i giovani allevatori, premiati sia nei punteggi sia con altre forme di agevolazioni” ha affermatoElisabetta Parravicini, presidente dell’Ente. Altri interlocutori privilegiati del bando, continua, sono inoltre le aziende del territorio a conduzione familiare, oltre alle aziende che dispongono e coltivano un quantitativo minimo di superficie a prato o pascolo, in linea “con gli obiettivi ottimali stabiliti da ERSAF e con le finalità definite da Regione Lombardia sulle politiche forestali, ambientali e montane“. 

I 5 alpeggi in concessione

Alpe Pioda Cameraccio (comune di Valmasino, provincia di Sondrio);Campolungo (Bienno, provincia di Brescia), Cigoleto Stabil Solato(Bovegno, BS), Vesta di Cima(Gargnano, BS); Azzaredo (Mezzoldo, provincia di Bergamo): questi gli alpeggi in concessione, futura casa e responsabilità degli aggiudicatari del bando.
Criteri di scelta e termine di presentazione
Il criterio di scelta è l’offerta economicamente più vantaggiosa in relazione alla proposta gestionale ed all’importo offerto.
La vita di alpeggio, con le suesoddisfazioni e difficoltà, non vi spaventa? L’opportunità solletica, anzi, il vostro interesse e vi piacerebbe tentare? Ebbene, il termine per la presentazione delle offerte è fissato alleore 12,00 di martedì 28 marzo 2017.
Ulteriori informazioni relative alle malghe, al bando e alle modalità di partecipazione sono disponibili, inoltre, sul sito dell’ERSAF a questo link.
Buona fortuna!
tratto da ehabitat.it

Valanghe, l’Arpa lancia l’allerta in Piemonte: “Pericolo forte al Nord”

Vento forte e nuove nevicate hanno fatto salire al grado “forte” (4 sulla scala che arriva a 5) il pericolo di valanghesulle Alpi Pennine e Lepontine, sul nord del Piemonte. Sugli altri settori, dalle Graie fino alle Liguri il rischio è “marcato” (grado 3).
E’ ALLERTA NEL BOLLETTINO AGGIORNATO DA ARPA
E’ l’allerta nel bollettino aggiornato oggi da Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale). A 2.000 metri l’altezza della neve è di 145-210 cm sui settori alpini a nord, 65-170 a ovest, 100-135 a sud. “Nelle attività di fuoripista – spiega Arpa – occorre particolare prudenza e attenzione nella scelta locale del percorso. In corrispondenza di radure del bosco, conche, canali e cambi di pendenza, il distacco delle valanghe può avvenire al passaggio del singolo sciatore”. “L’instabilità degli strati di neve diminuirà gradualmente da mercoledì, ma resteranno – informa Arpa – ancora locali condizioni di pericolo”. Dalle Marittime settentrionali fino alle Lepontine il pericolo resterà “forte”.
ANCORA PIOGGIA E NEVE, MA DA DOMANI SOLE E PIU’ CALDO
Sul fronte previsioni, invece, si prevedono nuove nevicate in montagna e rovesci di pioggia su colline e pianure delPiemonte, ancora per un giorno, prima che si instauri un periodo di alta pressione, con sole e temperature in aumento.
VENTI FORTI IN MONTAGNA
E’ un fronte nuvoloso da ovest collegato a una depressione fredda sulla Francia – spiega Smi (Società Meteorologica Italiana) – a portare oggi le precipitazioni. A Bardonecchia, in Valle di Susa, 20 cm di neve fresca e la nebbia che ha avvolto le piste ha costretto gli organizzatori a rinviare la discesa dei campionati Italiani Aspiranti di sci. Venti forti in alta montagna sono previsti dalla serata fino a giovedì. A metà settimana le temperature massime saliranno fino a 18-20 in pianura e bassa collina, con minime ancora vicine allo zero.
cronacaqui.it