
Nei giorni scorsi di inverno anticipato e in una Milano, in ogni caso, soleggiata, mi sono imbattuto in tantissimi messaggi via email, pubblicità e whatsapp che insistevano costantemente nel convincermi della grande opportunità del “venerdì nero”.
Mi sono sentito personalmente oggetto di una grande e intensa pressione che mi spingeva ad acquistare qualsiasi cosa a un prezzo sempre più basso.
Mi sono fermato un attimo a ragionare e ho messo insieme una serie di pensieri che vorrei condividere con chi di voi vorrà leggere le prossime righe.
Mi sembra evidente che nella nostra società dei consumi si sia accreditato un modello di proposizione produttiva e commerciale basato su alti volumi e un premio fondato sul prezzo basso, ovvero lo sconto. Oggi, guardando al cliente finale, mi sembra che l’approccio sia sempre più legato al concetto di consumatore come numero e potenziale di acquisto e sempre meno come persona.
Questo fenomeno ha creato nel tempo due elementi interessanti: da una parte una popolazione che agisce appunto sullo stimolo del prezzo, dall’altra sotto un generico titolo di “lusso” oggi esteso al concetto di “lusso accessibile”, il resto del mercato. A questa lettura si sono conformati nel tempo sia i punti vendita che le aziende e gli artigiani, come se dovessero scegliere una delle due strade per il proprio futuro.
Prendendo spunto da una riflessione del Prof. Carlo Ratti pubblicata recentemente sul Corriere della Sera e riferita a un altro argomento, ho trovato interessante condividere con voi la sua risposta che ha dato a una situazione davvero complicata, ovvero “Si tratta, come abbiamo mostrato alla Biennale Architettura di quest’anno, di permettere a ciascuno di sperimentare modelli diversi. (…) Di procedere per prova ed errore, proprio come in natura. Da Thoreau ai falansteri di Fourier, la storia delle idee è costellata di esperimenti che a volte hanno avuto un impatto dirompente sulla società. Purché non si arrechi danno ai nostri familiari o ad altri, ciascuno di essi dovrebbe essere non ostracizzato, ma incentivato.”
Questo aspetto mi porta a pensare che nessuno detiene la risposta universalmente giusta, ma che ci sia possibilità per costruire modelli diversamente sostenibili nella produzione e nella distribuzione rispetto a quelli oggi disponibili. E lo si può fare solo provandoci, come tante volte già vedo di persona e concretamente nei negozi indipendenti italiani ed europei, nei giovani imprenditori che sanno di dover costruire una nuova strada di fronte a loro avendo un lungo futuro davanti, negli artigiani e nelle aziende che innovano costantemente e che hanno bisogno dei negozi per essere conosciuti e apprezzati. E condividere quello che funziona.
Penso che Milano Home abbia proprio il dovere di incentivare la condivisione di questi tentativi, provando a fornire una tavolozza di colori per provare a dipingere un venerdì diverso che, dal nero, passi a colorazioni energiche, autentiche e frizzanti, le stesse caratteristiche che - quando vi incontro - vedo in voi, nelle vostre realtà e nei vostri prodotti.
Allontanando l’attenzione dal “black price” e provando, invece, a mettere al centro i valori dei prodotti e delle persone.
milanohome.com