Giorgio Armani e Parigi, una storia d’amore

Parigi, 6 settembre 2025 – “A Milano mi sento a casa: ho il mio lavoro, i miei amici e tutto il necessario per nascondermi dentro me stesso. A Parigi è l’opposto: la città ha una vitalità enorme, è un’enorme bolla di energia che ti riempie di adrenalina e ti costringe a uscire allo scoperto”. Giorgio Armani e Parigi: una storia d’amore iniziata quando il futuro stilista era un ventenne appena approdato da Piacenza, costruita successo su successo nel corso dei decenni, e mai smentita. Soltanto la malattia l’ha tenuto lontano dalla “città del cuore”. “È la prima volta che non sono a Parigi mentre c’è in corso una mia sfilata, e me ne rammarico moltissimo”, disse nel luglio scorso, alla vigilia dei defilé di Noir séduisant, la sua ultima collezione di haute couture. Il quartier generale a Ville Lumière Il suo quartier generale nella Ville Lumière era lo splendido palazzo al numero 60 di rue François 1, nel cuore del “triangolo d’oro” fra gli Champs-Elysées e avenue Georges V. Lo aveva acquistato nel 2014 e per lui quell’indirizzo era qualcosa di speciale, la materializzazione di un sogno: “Quando sono qui è come se mi tuffassi in un altro mondo, in un’atmosfera di eleganza eccentrica e di gioia di vivere assoluta”. Un altro luogo importantissimo nella sua mappa parigina è il complesso che sorge al 149 di boulevard Saint-Germain: l’Emporio Armani, quattro piani in cui trovano spazio un caffè, un ristorante stellato, una boutique e una sezione dedicata a “beaux livres” sulla moda, l’architettura e la fotografia. Lì s’innalzava fino a pochi mesi prima la massa un po’ sinistra del “Drugstore”, ampio spazio che comprendeva una sala cinematografica, una farmacia, una tabaccheria e un bar-ristorante: Armani l’aveva comprato dal magnate francese della pubblicità Marcel Bleustein-Blanchet. Fece tirar giù tutto senza tanti complimenti e il 22 gennaio 1998 inaugurò il nuovo edificio, elegante ed essenziale com’è nel suo stile. L’accoglienza della città non fu delle migliori: gli intellettuali della rive gauche lo accusarono di aver messo in piedi una sorta di circo Barnum nel quartiere che era stato di Sartre, gli ecologisti criticarono l’“oltraggio urbanistico”, i conservatori deplorarono la scomparsa del cinema e della tabaccheria. Armani ci rimase malissimo. E quando raccontai in un articolo tutta la vicenda, mi scrisse una lettera per ringraziarmi di aver “capito il senso della sua operazione”: purtroppo a volte – aggiunse – le lezioni di uno straniero non sono tollerate in Francia.

Quotidiano Nazionale

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