
Finito un festival, eccone subito un altro. Nemmeno il tempo di archiviare le proiezioni e le emozioni del Locarno Film Festival – che ha chiuso i battenti sabato scorso – e già gli appassionati di cinema hanno una nuova meta in calendario. Questa volta non si scende sul Lago Maggiore, ma si sale in Engadina: oggi prende infatti il via la quarta edizione del St. Moritz Art Film Festival (SMAFF), in programma fino a domenica. Un evento giovane ma già riconosciuto sulla scena internazionale, che si distingue per la sua natura ibrida, a metà strada tra il cinema e le arti visive, e per il suo contesto unico: un festival con ospiti di caratura mondiale, ma che resta a misura d’uomo.
«È davvero una chicca in montagna – spiega la managing director Diana Segantini, da noi incontrata nelle prime ore del festival –. Siamo immersi in una natura stupenda e ogni anno costruiamo un percorso curatoriale attorno a un tema, in dialogo costante con le altre arti. Questo lo rende un festival molto particolare, direi quasi unico al mondo».
L’edizione di quest’anno, dal titolo «Emerging Virtualities», esplora i confini sempre più sfumati tra reale e virtuale, tra natura e rappresentazione, tra fisico e immateriale. Un argomento attuale e stimolante, che si riflette nelle quaranta opere in programma, tra film sperimentali, videoarte e cinema d’autore. Non mancano anteprime mondiali ed europee, accanto a retrospettive e omaggi a grandi maestri.
Per Segantini, l’obiettivo è chiaro: «Cerchiamo di costruire ponti non solo all’interno del linguaggio cinematografico, ma anche tra cinema, arte visiva, danza e tutte le arti. È un po’ la mia missione di vita: far emergere le relazioni, portare in luce ciò che spesso rimane nascosto e creare un dialogo che vada oltre i confini disciplinari».
Un esempio concreto arriva dalla giuria di quest’anno, che include figure come Mohamed Almusibli, direttore della Kunsthalle Basel, o Mario D’Souza, legato alla Kochi Biennale in India. Segno di un festival che, pur piccolo, riesce ad attrarre personalità di primo piano.
Non mancano i riferimenti ad altre manifestazioni: «Essere stata a Locarno pochi giorni fa è stato importante anche per rafforzare queste connessioni. Siamo ormai sul radar internazionale. E per noi è un grande onore sapere che questo weekend sarà con noi anche Maja Hoffmann, la nuova presidente del Locarno Film Festival».
Così, accanto alla poesia visiva di film che invitano alla meditazione, trovano spazio lavori che interrogano il nostro rapporto con l’ambiente, che riflettono sulla violenza nascosta dietro l’estetica museale o che esplorano le trasformazioni indotte dall’intelligenza artificiale. In questo senso, lo SMAFF non è solo un festival da guardare, ma anche un luogo in cui discutere e prendere posizione.
Una scelta che, di fatto, colloca lo SMAFF in una traiettoria che tocca i grandi appuntamenti internazionali: da Locarno a Venezia, passando per Zurigo. «Ormai – sorride Segantini – sono inserita nel circuito dei festival».
Tra gli appuntamenti più attesi dei prossimi giorni ci sono le proiezioni di lavori firmati da artisti come Superflex, duo danese di fama internazionale, e il ritorno sul grande schermo di classici come In the Mood for Love di Wong Kar Wai, che dialogheranno con opere contemporanee sul tema del respiro e della memoria. La chiusura, domenica mattina, sarà affidata al maestro Wim Wenders, con il suo documentario Anselm dedicato all’artista tedesco Anselm Kiefer.
«La forza dello SMAFF sta nel confronto tra punti di vista diversi – ribadisce Segantini –. Qui si incontrano registi, collezionisti, curatori, ma anche semplici appassionati. Tutti siedono nella stessa sala, partecipano agli stessi dibattiti, si ritrovano al bar o passeggiando per le vie di St. Moritz. È questa prossimità a rendere speciale il festival».