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L'Italia è un desiderio, 600 foto ne raccontano il paesaggio. Alle Scuderie del Quirinale fino al 3 settembre

Scuderie del Quirinale © ANSA 
 In principio era il paesaggio come elemento identitario e si parte dal rosa, dal tramonto sulle guglie del Duomo di Milano, dalla sfumatura delle stampe per una riproduzione di Piazza San Pietro, dalla Firenze sfumata di Leopoldo Alinari come la racconta nel 1860 e si arriva fino ai colori acidi dei massi ascetici, in levitazione zen, creati con l'intelligenza artificiale. In mezzo 180 anni di fotografia. È così che ti accoglie alle Scuderie del Quirinale a Roma la mostra L'Italia è un Desiderio. Fotografie, Paesaggi e Visioni (1842-2022). 600 opere dal 1 giugno al 3 settembre, per raccontare la penisola in tutta la sua complessità, il paesaggio, la società e le sue trasformazioni in quasi due secoli, una rivoluzione. Grazie alle straordinarie collezioni Alinari e Mufoco "le Scuderie riprendono la tradizione di dedicare un'importante mostra alla fotografia - spiega all'ANSA il presidente delle Scuderie Mario De Simoni - tradizione che ritorna alla grande oserei dire, perché è grande il tema e grandi sono le istituzioni coinvolte nel progetto ovvero Alinari e il Museo di fotografia contemporanea". Il tema, aggiunge, "è quello della trasformazione del paesaggio italiano dal 1842 al 2022, 180 anni di storia che sottolineano il valore di questo mezzo espressivo". Un arco temporale significativo nonché coincidente con la storia stessa dell'"invenzione maravigliosa", dagli albori ai giorni nostri. "È un viaggio nel tempo, un viaggio in Italia, un viaggio nella storia della fotografia dai primi dagherrotipi che sono di appena tre anni dopo la nascita della fotografia nel 1839 e si arriva fino all'intelligenza artificiale". Un racconto dunque, accompagnato da grandi pannelli che ne spiegano il percorso in modo esaustivo: "Dopo il covid bisogna puntare a progetti di unicità e varietà per richiamare il pubblico" e le Scuderie hanno felicemente intrapreso questa strada e lo faranno in futuro. "Il prossimo appuntamento - aggiunge il presidente - sarà con la mostra dedicata al centenario di Italo Calvino. Una mostra letteraria, dopo quelle su Ovidio e su Dante che hanno avuto uno straordinario successo". L'Italia è un Desiderio. Fotografie, Paesaggi e Visioni (1842-2022) è strutturata secondo un percorso cronologico con al primo piano delle Scuderie le fotografie degli Archivi Alinari e al secondo piano, in continuità, le opere delle collezioni del Museo di Fotografia Contemporanea: dalla classicità alla sperimentazione. "Dal paesaggio del Grand Tour si passa al paesaggio urbano, dapprima l'elemento umano è marginale anche per motivi tecnici, perché non si potevano ritrarre soggetti in movimento, poi diventa via via più centrale. Dagli anni '50 e '60 la fotografia diventa indagine sociale", dice ancora De Simoni. Percorso che non ha la pretesa ovviamente di essere esaustivo, ma che porta all'attenzione del pubblico alcuni dei più importanti fotografi italiani come Luigi Ghirri, Letizia Battaglia, Carla Cerati, Uliano Lucas, Federico Patellani, Mario Cresci, Franco Fontana, Mario Giacomelli, Gabriele Basilico, Giovanni Chiaramonte, Guido Guidi, Paola De Pietri, Fischli and Weiss, Francesco Jodice, Massimo Vitali, Thomas Struth. Un percorso di grande importanza in cui si producono ogni minuto attraverso iphone e social più foto di quante ne siano mai state prodotte al mondo, per riappropriarsi di un'arte che non è solo estetica ma è anche battaglia sociale e di conoscenza. 

 ansa.it

Maltempo: 19 punti su 98 della costa E-R non balneabili

© ANSA 
 Ci sono 19 punti sulla costa emiliano-romagnola - sui 98 esaminati - in cui le acque non risultano conformi ai parametri di balneabilità. E' quanto emerge dalla rilevazione effettuata ieri dall'Arpae. I punti, spiega una nota della Regione, sono interessati "più di altri dagli effetti dell'alluvione che ha coinvolto diversi corsi d'acqua con afflusso a mare". In particolare nel Ravennate, nel Cesenate e nel Ferarrese. Al riguardo "verranno emanate dai sindaci ordinanze di non balneabilità fino al rientro al di sotto delle soglie previste". Verranno ripetute analisi, già da oggi, fino a quando i parametri non risulteranno conformi. (ANSA).

Architettura. Addio a Paolo Portoghesi, architetto tra Borromini e postmoderno


 Un “padiglione simbolico con tre facce diverse e convergenti”. È forse uno tra i progetti più rappresentativi dell'opera di Paolo Portoghesi, scomparso oggi a 92 anni (era nato a Roma il 2 novembre 1931. Elaborato nel 1998 per la città di Palermo, ma non costruito, il progetto intendeva rispondere alla domanda, se sia possibile immaginare uno spazio in cui si riconoscano le tre religioni monoteiste. E il suo auspicato collocamento in posizione baricentrica nel Mediterraneo mirava a promuovere il dialogo tra tutti i discendenti dalla tradizione abramitica che in questo mare si incontrano. Un'alta stele, con tre nicchie rivolte ai tre settori della piazza da cui è avvolta, protende in alto un elemento a “superficie romana” di Jackob Steiner: la figura geometrica che trasforma la sfera, totalità perfetta, in un solido che da qualunque angolatura risulta tripartito. È dunque unità nella diversità: un convivere nel rispetto reciproco. Probabilmente raggiungere questo obiettivo di riconciliazione è stata la massima aspirazione di Paolo Portoghesi, uno dei pochi architetti che nel secondo dopoguerra ha fatto dello studio dello spazio per il culto un perno della propria attività.

A differenza dalla stragrande maggioranza dei suoi colleghi, docenti e progettisti, Portoghesi non ha seguito le mode del momento, e quando la cultura dominante propugnava la rottura col passato, egli si rivolgeva alla continuità storica. Educato alla scuola del Moderno nei primi anni Cinquanta, si è ritrovato nella passione per il Barocco, lo stile più immediatamente legato alla Riforma cattolica, tanto che ha dedicato il suo primo libro, pubblicato quando era ancora studente, a Guarino Guarini, per poi diffondersi nello studio del Borromini.

È stato preside della facoltà di architettura del Politecnico milanese nel 1968 quindi ordinario alla Sapienza di Roma, dove dal 2007 ha dato vita al corso di Geoarchitettura, riprendendo un'idea di Le Corbusier, da lui rielaborata nel senso del rispetto della natura e del genius loci. Su tale tematica ha dato vita anche all'ultima tra le riviste da lui dirette: "Abitare la Terra" (in precedenza aveva fondato e diretto "Controspazio", quindi aveva diretto le riviste "Eupalino" e "Materia", oltre al Dizionario Enciclopedico di Architettura). Tra le numerose sue pubblicazioni risalta Album del Liberty, scritto nel 1975 con la moglie Giovanna Massobrio quale espressione della ricerca della bellezza intesa come sensibilità condivisa che non rifugge dall'ornamento e dai richiami storici. È stato uno dei padri del Postmoderno, ovvero del tentativo di rifondare uno stile in un'epoca in cui gli stili erano guardati con sospetto e considerati morti e sepolti.

Nel mondo degli architetti, spesso proclivi al disdegno dell'opera altrui, Portoghesi si è distinto per la pacatezza mostrata verso chiunque proponesse opere di qualità: un atteggiamento ben rappresentato nel suo volume “I grandi architetti del '900”, in cui non privilegia gli appartenenti a una scuola, ma cerca di dare un sunto significativo delle tante sensibilità che si sono succedute, accostate e contrapposte nel XX secolo. Un atteggiamento di rispetto tra l'altro ravvisabile nel fatto che, da buon maestro, ha privilegiato e sostenuto allievi e giovani architetti (pensiamo per esempio a Paolo Zermani) a prescindere dal fatto che seguissero un approccio progettuale simile al suo.

Il suo impegno culturale lo ha portato a inaugurare il settore architettura della Biennale di Venezia nel 1980, dove aprì il fondamentale "progetto" della Strada Novissima ove si affiancavano in un vasto quanto immediato confronto, facciate progettate da quelli che sarebbero diventati i protagonisti del postmoderno, da Frank Gehry a Rem Koolhaas, da Hans Hollein a Franco Purini. Fu direttore dell'Ente Biennale dal 1983 al 1992, quando chiuse il suo mandato promuovendo l'esposizione “Architettura e spazio sacro nella modernità” per approfondire il dibattito sulle esperienze degli spazi religiosi in ambito ebraico, cristiano e islamico.

Tra i riconoscimenti attribuitigli, si segnalano le cooptazioni nell'Accademia delle Arti e del Disegno di Firenze, nell'Accademia di San Luca, nell'Accademia dei Lincei e nell'American institute of Architects.

Tra le sue molteplici opere, un particolare significato riveste la riapertura del borgo storico abbandonato di Calcata, dove ha collocato la sua villa (dove si è spento questa mattina) il cui parco, dichiarato nel 2017 il “più bello” d'Italia, ha elaborato come giardino delle meraviglie. Fontane, laghetti, scenografiche scalinate, piazzole, logge, edicole variopinte e rifinite con ornati, e poi piante, alberi, siepi, fiori di varia provenienza, e uno zoo con centinaia di volatili, pappagalli, gru, fenicotteri, cicogne, ibis, e capre asini e altri quadrupedi, spesso salvati da rischi mortali e portati a riprendersi in quella specie di Eden che nulla ha da invidiare al noto Park Güell di Barcellona: con la differenza che il parco di Portoghesi è non solo completo ma anche vivo. Tra gli edifici civili si segnalano poi Casa Baldi a Olevano Romano (1959-1961) Casa Papanice a Roma (1968).

Ma tra le sue architetture spiccano i tanti edifici per il culto, dove l'arte del progettare rivela la sua vera anima. Ecco dunque la Sacra Famiglia di Salerno (1974 con Vittorio Gigliotti), forse il suo capolavoro, in cui le superfici in cemento a vista si animano in ombreggiature, scarti, anse che ne fanno un insieme vibrante di vita. La chiesa di Santa Maria della Pace a Terni (2003) che si sviluppa su una pianta a stella; un po' come la successiva chiesa dei SS. Cornelio e Cipriano di Calcata nuova (2009), ma qui la stella ha un numero maggiore di punte e maggiore è l'altezza del tiburio che convoglia all'interno una luce più intima e raccolta. La chiesa dei SS. Francesco e Chiara a Castellaneta (2013) annunciata da due campanili ai lati del portone e sviluppata all'interno con particolare attenzione alla disposizione dei luoghi liturgici. La cattedrale di Lamezia Terme (progetto vincitore del concorso indetto nel 2014) ripete il tema dei due campanili e amplia la facciata con un duplice colonnato ad ansa che ricorda quello berniniano di San Pietro. Sono tutti edifici in cui la forma risulta dall'insieme di particolari che la compongono e la movimentano.
Importante anche il suo impegno nell'architettura dedicata al culto islamico: particolarmente nota è la grande moschea di Roma (1995 con Vittorio Gigliotti) in cui le arcate incrociate a reggere le cupole scendono come nastri divenendo agili colonne che compongono uno spazio articolato e trasparente. La moschea di Strasburgo (2012) è la più grande d'Europa con la sua gigantesca cupola centrale circondata da contrafforti a mezzaluna.

Portoghesi ha rappresentato un caso atipico nel panorama architettonico italiano: tra i più conservatori, non desideroso di innovazioni eclatanti, con costanza è riuscito a sviluppare temi consueti ma alleggerendoli nell'espressione grazie all'uso di tecniche nuove. Lascia all'architettura italiana come principale eredità la sua propensione al dialogo: tra le persone e tra le culture. Un dialogo che nella sua manifestazione religiosa trova l'espressione più evidente.

avvenire.it

Guardando Roma dall'alba al tramonto al Maio Restaurant


 Design contemporaneo e vista sulla Capitale per il nuovo Maio Restaurant & Rooftop al 6/o e 7/o piano della Rinascente Roma a via del Tritone, aperto dalle 10 della mattina fino alla cena.

Una terrazza su due piani, tra le più belle di Roma, una cucina sempre attiva guidata dallo chef Umberto Vezzoli, con una metamorfosi da vivere dalla luce del giorno al tramonto, fino al cielo stellato di Roma. Il design è stato affidato all’architetto Giorgia Longoni.

Il menù vede protagonisti piatti freschi e stagionali con un omaggio alla cucina romana insieme ai classici della cucina Maio. Per la prima colazione speciali i maritozzi con le diverse farciture; il risotto dello chef Milano-Tokyo, con pistilli di zafferano e tartare di tonno crudo, le mezze maniche all’Amatriciana e il vitello tonnato con caviale sono tra le  scelte per il pranzo; per l’aperitivo spicca una selezione di cocktail distintivi e una lista di gin, tra i quali quello targato MAIO con sentori di zafferano, accompagnati da degustazioni dal carattere diverso; per la cena, nel menu protagonista la classica costoletta alla milanese insieme al  Tataki di tonno rosso con sedano, datterino e salsa di ostriche, il tonnarello ai tre pepi con pecorino romano DOP e la melanzana arrosto al miso con purea di melanzane e Thjini.

ansa.it

Musei aperti e gratuiti per il 2 giugno


 ROMA - Venerdì 2 giugno 2023, in occasione della Festa della Repubblica, i musei e i parchi archeologici statali saranno aperti gratuitamente, così come proposto dal ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano, per la prima volta nella storia repubblicana.

    All'iniziativa #domenicalmuseo (12 giornate l'anno), quindi, si aggiungono altre 3 date ad accesso libero nei luoghi della cultura: il 25 aprile, il 2 giugno e il 4 novembre. Le visite - annuncia il ministero - si svolgeranno nei consueti orari di apertura, con accesso su prenotazione dove previsto. 

ansa.it