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Elena Dawson: moda artigianale tra memoria e silenzio

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C’è una moda che si mostra. E poi ce n’è una che  scompare . Elena Dawson  non disegna per il palcoscenico. Disegna per l’assenza. Per quel vuoto che resta quando qualcuno se ne va, o quando  qualcosa in noi si è già staccato , eppure continua a camminarci accanto. I suoi abiti non hanno fretta. Non si aprono alla luce. Stanno in penombra. Come certe ferite che nessuno vede, ma che continuano a pulsare sotto la pelle. Nel suo studio nel Sussex, in Inghilterra, non si sentono grida, né briefing, né click di reflex. Solo aghi che forano il tempo. Solo tessuti che sembrano appartenere a un’altra epoca. O a nessuna. Quando vedi un suo cappotto, non lo guardi: lo ascolti. È stropicciato, sfilacciato, vivo. Come un ricordo. Come un lutto. Elena non crea per piacere. Crea per portare addosso  l’invisibile . L’assenza. Il dubbio. La tenerezza che si nasconde dietro una cucitura storta, mai corretta. Il suo passato con  Paul Harnden , l’inizio, la separazione. Tutto rest...