A Milano è in cantiere la versione elettrica del bike sharing, per raggiungere i padiglioni della fiera velocemente, senza faticare e senza inquinare
Facciamo un passo indietro. A Milano il servizio di bike sharing, bikeMi, è nato alla fine del 2008, e ha inizialmente coperto solo l’area urbana del centro storico (prima fermata: San Babila).
In seguito, si è ampliato e ha superato la cerchia dei Bastioni. Ora l’operazione “bici pubbliche in sharing” è passata alla fase 3: il raggiungimento in bicicletta della periferia. Ovviamente, considerate le distanze, le bici a disposizione degli utenti saranno elettriche, cioè a pedalata assistita: per consentire di percorrere diversi chilometri in tempi accettabili, senza inquinare e allargando questa possibilità anche a coloro che sono poco allenati..
Il progetto dovrà essere chiuso, e disponibile all’utenza per la prova essenziale che avrà luogo in occasione di Expo 2015. Entro questa data, infatti, il Comune eClearChannel (la società che gestisce BikeMi) prevedono di realizzare circa 100 rastrelliere leggere (cioè non impiantate nell’asfalto) e un migliaio di bici. Inizialmente saranno collocate sulle vie ciclabili che collegano i Bastioni ai padiglioni della fiera; poi, al termine del semestre dell’Esposizione, le stazioni verranno sganciate, riciclate e distribuite nelle periferie.
Le nuove bici elettriche saranno un’evoluzione di quelle che i 24.000 milanesi già abbonati al servizio tradizionale conoscono: telaio in acciaio e alluminio, cavi inguainati e gomme rinforzate. E naturalmente con l’aggiunta del motorino elettrico darà energia al cardano (Shimano).
Il progetto è su carta e il sindaco Pisapia qualche giorno fa si è ufficialmente impegnato con i cittadini. I soldi? Il ministero dell’Ambiente ha promesso 4 milioni di euro, che sono tanti ma che potrebbero non bastare, perché tutta l’operazione dovrebbe costare ben 7 milioni.
Si tratta di un piano ambizioso, da realizzare in tempi forse troppo stretti, ma che potrebbe aiutare Milano a partecipare attivamente alla sfida recentemente lanciata dal “Libro Bianco sui trasporti”: quella di ridurre, entro il 2030, del 50% il numero di auto a benzina e diesel che circolano nelle città, ed eliminarle completamente entro il 2050.
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