Cambio di rotta dopo le pressioni
La mossa arriva dopo una lunga fase di stallo, durante la quale l’amministrazione comunale aveva avanzato richieste ritenute inaccettabili dalla governance Rai, tra cui la titolarità del marchio «Sanremo» e l’1% sugli introiti pubblicitari del Festival. La risposta della televisione pubblica è stata netta: se le condizioni non cambiano, il Festival si farà altrove. L’ipotesi di un trasloco, anche se non immediato, dal 2027 in poi, ha però messo in allarme Sanremo. Roma si era già detta pronta a ospitare la kermesse all’Auditorium Parco della Musica, così come molte altre città della penisola avevano iniziato a studiare piani di fattibilità. Una prospettiva che ha spinto il sindaco Alessandro Mager e l’assessore al Turismo Alessandro Sindoni a volare a Roma per incontrare l’ad Rai Giampaolo Rossi: un incontro giudicato «positivo» da entrambe le parti.
L’accoglienza a carico del Comune
L’intesa formale ancora non c’è, ma le trattative sembrano ben indirizzate. La Rai ha chiarito che il futuro del Festival passa da una redistribuzione di oneri e onori: se Sanremo vuole restare la casa della musica italiana, dovrà contribuire anche economicamente, non solo beneficiarne. La Rai non intende più sobbarcarsi da sola tutte le spese, comprese quelle dell’accoglienza, giudicata spesso carente e troppo costosa, e chiede maggiore corresponsabilità da parte della città ospitante anche alla luce delle pressioni ricevute dalle case discografiche. La sensazione è che, dopo mesi di muro contro muro, il Festival di Sanremo possa restare nella riviera ligure. Ma questa volta, alle nuove condizioni imposte dalla Rai.
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