Bride & The City around the world: a Sì Sposaitalia Collezioni, Milano Fashion&Jewels e The One Milano, in programma dal 21 al 23 febbraio 2026 a Fiera Milano, in concomitanza con MICAM e MIPEL

 

BRIDE & THE CITY – Milano, Parigi, New York: un viaggio internazionale nel bridal contemporaneo

 

Dopo il successo dell’edizione di Milano, Bride & The City continua il suo viaggio nelle capitali della moda internazionale, raccontando l’evoluzione del bridal durante gli appuntamenti più rilevanti del settore. Un progetto che nasce per interpretare il mondo bridal in chiave contemporanea, anticipando le tendenze che illumineranno Sì Sposaitalia Collezioni, Milano Fashion&Jewels e The One Milano, in programma dal 21 al 23 febbraio 2026 a Fiera Milano, in concomitanza con MICAM MIPEL.
Un’occasione unica per buyer e operatori: in un solo luogo, sarà possibile scoprire bridal, moda, accessori, gioielli e capispalla, in un ecosistema integrato che dialoga con la Milano Fashion Week e con le più importanti manifestazioni dedicate al lifestyle.

 

Paris Edition: l’eleganza senza tempo

 

Dopo Milano, Bride & The City è approdato a Parigi, durante la Paris Fashion Week, per celebrare l’essenza della bellezza senza tempo. Nel cuore della città, tra l’eleganza di Place Vendôme e il fascino delle sue vie romantiche, il bridal si è raccontato come linguaggio, emozione e libertà di esprimersi.
 Gli abiti e i dettagli esclusivi hanno preso vita in scenari iconici, interpretando un bridal che evolve e abbraccia la diversità. Non più solo il giorno del “sì”, ma ogni istante in cui ci si sente autentici e luminosi.
 Un ringraziamento speciale ai brand protagonisti: Di Lab Parì, Edge.Design, Rembo Atelier.

New York Edition: il bridal che guarda avanti

 

Il viaggio è proseguito oltreoceano, tra le strade di New York durante la New York Fashion Week, in una delle settimane più rilevanti per il settore moda. Qui, il bridal si reinventa in una città dinamica e multiculturale, trovando spazio per esprimere identità, emozioni e libertà.
 Tra skyline e strade iconiche, ogni abito racconta una storia, ogni dettaglio diventa espressione di bellezza e autenticità. Con Bride & The City – New York Edition, il bridal contemporaneo si mostra in tutta la sua evoluzione: fluido, inclusivo, aperto a nuove interpretazioni.
 Un ringraziamento speciale ai brand protagonisti: Ricca Sposa, Julie Vino.

Verso febbraio 2026: un hub unico per bridal, moda e lifestyle

 

Le tre edizioni di Bride & The City sono il preludio di un appuntamento straordinario: Sì Sposaitalia Collezioni, Milano Fashion&Jewels e The One Milano insieme, in contemporanea con MICAM e MIPEL, per offrire ai professionisti un’esperienza completa e sinergica.
 Un unico luogo, un’unica data, per scoprire collezioni bridal, accessori moda, gioielli, outerwear e tendenze lifestyle, costruendo connessioni strategiche e ampliando il business.
 Un bridal che non è più solo il protagonista di un giorno speciale, ma diventa parte di un universo di stile, capace di dialogare con la moda internazionale e di interpretare i desideri delle nuove generazioni.

in sposaitaliacollezioni.fieramilano.it

Sperimentare modelli diversi, procedere per prova ed errori, proprio come in natura. Il Black Friday ci porta a riflettere sulla necessità e possibilità di costruire modelli diversamente sostenibili nella produzione e nella distribuzione

Nei giorni scorsi di inverno anticipato e in una Milano, in ogni caso, soleggiata, mi sono imbattuto in tantissimi messaggi via email, pubblicità e whatsapp che insistevano costantemente nel convincermi della grande opportunità del “venerdì nero”.

 

Mi sono sentito personalmente oggetto di una grande e intensa pressione che mi spingeva ad acquistare qualsiasi cosa a un prezzo sempre più basso.

 

Mi sono fermato un attimo a ragionare e ho messo insieme una serie di pensieri che vorrei condividere con chi di voi vorrà leggere le prossime righe.

 

Mi sembra evidente che nella nostra società dei consumi si sia accreditato un modello di proposizione produttiva e commerciale basato su alti volumi e un premio fondato sul prezzo basso, ovvero lo sconto. Oggi, guardando al cliente finale, mi sembra che l’approccio sia sempre più legato al concetto di consumatore come numero e potenziale di acquisto e sempre meno come persona.

 

Questo fenomeno ha creato nel tempo due elementi interessanti: da una parte una popolazione che agisce appunto sullo stimolo del prezzo, dall’altra sotto un generico titolo di “lusso” oggi esteso al concetto di “lusso accessibile”, il resto del mercato. A questa lettura si sono conformati nel tempo sia i punti vendita che le aziende e gli artigiani, come se dovessero scegliere una delle due strade per il proprio futuro.

 

Prendendo spunto da una riflessione del Prof. Carlo Ratti pubblicata recentemente sul Corriere della Sera e riferita a un altro argomento, ho trovato interessante condividere con voi la sua risposta che ha dato a una situazione davvero complicata, ovvero “Si tratta, come abbiamo mostrato alla Biennale Architettura di quest’anno, di permettere a ciascuno di sperimentare modelli diversi. (…) Di procedere per prova ed errore, proprio come in natura. Da Thoreau ai falansteri di Fourier, la storia delle idee è costellata di esperimenti che a volte hanno avuto un impatto dirompente sulla società. Purché non si arrechi danno ai nostri familiari o ad altri, ciascuno di essi dovrebbe essere non ostracizzato, ma incentivato.”

 

Questo aspetto mi porta a pensare che nessuno detiene la risposta universalmente giusta, ma che ci sia possibilità per costruire modelli diversamente sostenibili nella produzione e nella distribuzione rispetto a quelli oggi disponibili. E lo si può fare solo provandoci, come tante volte già vedo di persona e concretamente nei negozi indipendenti italiani ed europei, nei giovani imprenditori che sanno di dover costruire una nuova strada di fronte a loro avendo un lungo futuro davanti, negli artigiani e nelle aziende che innovano costantemente e che hanno bisogno dei negozi per essere conosciuti e apprezzati. E condividere quello che funziona.

 

Penso che Milano Home abbia proprio il dovere di incentivare la condivisione di questi tentativi, provando a fornire una tavolozza di colori per provare a dipingere un venerdì diverso che, dal nero, passi a colorazioni energiche, autentiche e frizzanti, le stesse caratteristiche che - quando vi incontro -  vedo in voi, nelle vostre realtà e nei vostri prodotti.

 

Allontanando l’attenzione dal “black price” e provando, invece, a mettere al centro i valori dei prodotti e delle persone.

milanohome.com

Alto Adige. Al Bad Moos Aqua Spa Resort una nuova dimensione di benessere che punta a vivere in salute e a lungo


 Alto Adige. Al Bad Moos Aqua Spa Resort una nuova dimensione di benessere che punta a vivere in salute e a lungo.  

NASCE LA LONGEVITY SPA BAD MOOS

Stress Management, Sleep, Performance e Longevity: 4 pilastri della longevity.

 

Longevity Luxe Rate: un trattamento Longevity per ogni giorno di vacanza. 

 

  

Il Bad Moos Aqua Spa Resort di Sesto, in Alto Adige, rinnova la Spa Soma & Anima e dà vita a una nuova dimensione di benessere: la Longevity Spa. Un percorso integrato che mette al centro una vita lunga e in salute.


Secondo il Rapporto annuale 2025 dell’Istat l’aspettativa di vita in Italia ha raggiunto un nuovo massimo storico81,4 anni per gli uomini e 85,5 per le donne. Buone notizie anche per il tasso di mortalità evitabile che si attesta a livelli bassi. Ma c’è un dato che richiama la nostra attenzione: a fronte di una vita più lunga, diminuiscono, anche se di poco, gli anni vissuti in buona salute. Ed è proprio qui che entra in gioco il concetto di longevity: non solo allungare la vita, ma anche elevare la qualità di vita. Vivere più a lungo ma soprattutto bene, in salute nel corpo e nella mente.

È questa l’esperienza unica ed esclusiva da vivere al Bad Moos Aqua Spa Resort.

Longevity Spa e acqua solfata

È questo anche l’obiettivo della Longevity Spa del Bad Moos: offrire alla persona un nuovo format che integra tecnologie all’avanguardia e programmi specifici per migliorare la qualità della vita, favorire l’equilibrio psico-fisico e offrire un benessere autentico ed esclusivo.

L’innovazione di successo parte sempre da un patrimonio di tradizioni: la pratica millenaria del termalismo, con i suoi elementi fondanti, è infatti alle origini del metodo. La fonte d’acqua solfata della Spa Soma & Anima rimane dunque essenziale per il benessere firmato Bad Moos. Il calore, tipico dell’acqua termale, ma anche della sauna e del bagno di vapore attiva il sistema cardiocircolatorio e innesca una benefica sudorazione. L’acqua permette di riequilibrare lo stato termico e dare vita a reazioni positive a livello psico-fisico. Il riposo, rilassante e rigenerante, è la condizione necessaria per ottenere il meglio dal percorso benessere. 

Stress Management, Sleep, Performance e Longevity 

La tradizione si integra con una nuova dimensione di benessere, un percorso integrato pensato per vivere bene e a lungo: la Longevity Spa. Il concetto, frutto di una costante attività di ricerca, si basa su 4 pilastriStress Management, Sleep, Performance e Longevity, ciascuno supportato da un wellness coach qualificato e da tecnologie di ultima generazione. Imparare a gestire le emozioni, dormire bene, allenarsi per il recupero fisico e il focus mentale, salvaguardare la salute e rallentare i processi di invecchiamento: sono questi i programmi alla base della Longevity Spa che si ritrovano al Bad Moos Aqua Spa Resort.

Queste tecnologie innovative si fondono con specifici programmi di Mindfulness, che comprendono: Relax, Creativity, Calm, Stability e Lucidity. Percorsi che permettono di raggiungere rispettivamente: rilassamento profondo, presenza mentale, stato di quiete, bilanciamento delle emozioni, consapevolezza di sé. Ma anche con precise tecniche di respirazione che cambiano e si completano: Beginner per la respirazione diaframmatica, Intermediate per il rallentamento fisiologico del battito cardiaco, Advanced per il controllo di respirazione diaframmatica e toracica, Performance per una sinergia di diaframma e torace, Challenge per la completa armonia psico-fisica.

5 Rituali di Longevità

Programmi di benessere e tecnologie innovative danno vita a veri e propri rituali per il corpo e la mente da provare nella Spa Soma & Anima del Bad Moos Aqua Spa Resort.

Zerobody Dry Float è un sistema innovativo, brevettato per rigenerare corpo e mente. Il corpo galleggia sopra oltre 400 litri di acqua calda, senza necessità di spogliarsi né bagnarsi, mentre un audio guida la mente attraverso esercizi di Mindfulness e tecniche di respirazione. Con Zerobody Cryo si sperimenta l’efficacia della terapia del freddo: una membrana brevettata avvolge completamente il corpo senza necessità di bagnarlo con gli stessi benefici della crioterapia tradizionale e dell'immersione in acqua ghiacciata. L'idrogeno molecolare è il protagonista del Molecular Hydrogen Booster che raggiunge rapidamente i tessuti e le cellule dell'organismo e funge da collettore selettivo dei radicali liberi con numerosi benefici psico-fisici.

La Photobiomodulation è una tecnica basata sull’emissione di energia luminosa che interagisce a livello cutaneo fornendo energia agli strati più esterni a favore della pelle.

E poi ci sono i Bagni di zolfo che, grazie alla preziosa sorgente d’acqua solfata, appartengono da sempre alla tradizione del Bad Moos. Dalle proprietà curative, l’acqua solfata allevia le tensioni, rivitalizza la pelle e dona profondo rilassamento, rigenerando corpo, mente e spirito.


Il top: Longevity Luxe Rate

L’esperienza di vacanza al Bad Moos Aqua Spa Resort raggiunge il top con la Longevity Luxe Rate. Il soggiorno prevede infatti ogni giorno un trattamento esclusivo di Longevity, inserito in un programma personalizzato sviluppato dagli esperti del benessere, su misura per i propri obiettivi. Un investimento nella salute e nella rigenerazione profonda.



InfoBad Moos Aqua Spa Resort, via Val Fiscalina 27, Sesto Moso (BZ) 

tel. 0474.713100 www.badmoos.it


Fonte: Comunicato Stampa - Studio Eidos

Arrivato a Roma il “Bus Gourmet Italia” di ENIT: 8 tappe in tutto il mondo per promuovere la cucina italiana

 


Santanchè: “Enogastronomia celebra identità nazionale in tutte le sue espressioni regionali e locali”

Jelinic “Cucina italiana un modello unico al mondo. I turisti ci scelgono per apprezzarne sapori e tradizioni”

La cucina italiana, Patrimonio UNESCO, rappresenta un asset strategico per il turismo: nell’ultimo anno +176% di soggiorni enogastronomici che hanno generato 2.4 milioni di presenze internazionali e 363 milioni di euro di spesa dei turisti esteri legati al mondo del food&wine 

Roma, 13 dicembre 2025. È arrivato a Roma il Bus Gourmet Italia, il progetto di ENIT S.p.A. dedicato alla cucina italiana. Un’eccellenza del Made in Italy, da pochi giorni divenuta anche Patrimonio UNESCO, a testimonianza della centralità nell’offerta turistica italiana di uno degli asset identitari più riconosciuti a livello globale, che costituisce un elemento strategico per la competitività turistica del Paese. Le associazioni e i gruppi del settore stimano, infatti, che questo riconoscimento può determinare (nell’arco di due anni) un incremento dei flussi turistici fino all’8%, pari a circa 18 milioni di pernottamenti aggiuntivi (secondo stime Reuters).

L’arrivo a Roma del Bus Gourmet Italia rappresenta la tappa simbolica di un percorso che celebra la nostra tradizione enogastronomica, recentemente sublimata nel riconoscimento UNESCO della cucina italiana come Patrimonio Immateriale dell’Umanità. Ribadiamo, così, il valore universale delle nostre eccellenze, autentiche espressioni dell’identità nazionale, nelle sue molteplici sfaccettature regionali e locali, nonché potenti strumenti di promozione culturale e turistica. La forza della nostra cucina risiede nell’armonia tra convivialità, territorio e qualità: elementi che, insieme, fanno dell’Italia una meta imprescindibile per milioni di viaggiatori nel mondo. Iniziative come questa di ENIT sono fondamentali per rafforzare il legame tra tradizione e innovazione, valorizzando le specialità della tavola e proiettando la nostra Nazione verso nuove prospettive di crescita e sviluppo” commenta il Ministro del Turismo Daniela Santanchè.

“La cucina italiana è un modello unico al mondo. Per storia, cultura, tradizioni e sapori le nostre ricette sono conosciute a livello internazionale, apprezzate dai turisti che ci scelgono anche per questo nostro patrimonio. Emblematica la crescita del turismo enogastronomico, che negli ultimi anni è diventato un vero traino per il settore. I viaggiatori internazionali sono disposti ad investire per scoprire le tipicità italiane, facendo escursioni e conoscendo nuovi territori, creando valore, occupazione e crescita economica a beneficio delle comunità locali. Il Bus Gourmet Italia è nato proprio con la volontà di esportare le eccellenze made in Italy nel mondo, promuovendo le perle culinarie del nostro Paese. Siamo orgogliosi che questo tour si sia chiuso a Roma, a coronamento di questo splendido viaggio” dichiara Ivana Jelinic, AD ENIT S.p.A.

La cucina italiana, appunto, un’eccellenza che richiama turisti da ogni angolo del mondo, decisi a trascorrere le vacanze in Italia per scoprire i gusti ed i sapori della tradizione. Nel 2024 il mercato globale della ristorazione italiana ha raggiunto un valore pari a 251 miliardi di euro, corrispondente al 19% del mercato mondiale della ristorazione (secondo analisi Deloitte). Anche le ultime stime ENIT evidenziano come nel 2024 i soggiorni motivati dall’interesse per il cibo e il vino hanno registrato una crescita pari a +176% rispetto agli anni precedenti. Tale incremento dimostra come l’enogastronomia sia passata da fenomeno marginale a fattore decisivo nella scelta dell’Italia come destinazione turistica internazionale: ENIT rileva circa 2,4 milioni di presenze riconducibili al turismo enogastronomico internazionale, confermando la solidità e la consistenza del segmento. Per quanto riguarda l’impatto economico diretto, la spesa dei turisti stranieri per esperienze, prodotti e servizi legati specificamente al food & wine tourism è stimata in 363 milioni di euro. Un ulteriore elemento che certifica la forza e la rilevanza internazionale della cucina italiana è rappresentato dall’andamento dell’export agroalimentare: nel ’24 le esportazioni del comparto hanno raggiunto il record storico di 69,1 miliardi di euro, segnando una crescita dell’8% rispetto all’anno precedente.

enit.it

Turismo congressuale, l’Italia cresce più di tutti: +20% in quattro anni

L’Italia è il Paese che, negli ultimi quattro anni, è cresciuto di più nel mondo per numero di congressi scientifici internazionali ospitati.
Il risultato è emerso dalla ricerca elaborata dalla società specializzata GainingEdge e presentata al Campidoglio nell’ambito dell’edizione 2025 degli Italian Knowledge Leaders (IKL), il progetto di Convention Bureau Italia sviluppato insieme all’Assessorato ai Grandi Eventi, Turismo, Sport e Moda di Roma Capitale, con il sostegno istituzionale di Enit, Crui e Frecciarossa.

I protagonisti: oltre 50 Knowledge Leaders
L’appuntamento ha visto la partecipazione di oltre 50 Knowledge Leaders italiani – accademici, ricercatori, clinici e professionisti con ruoli apicali nelle associazioni scientifiche mondiali – che hanno celebrato insieme a Convention Bureau Italia il primato del nostro Paese. Sono loro i veri protagonisti di questa giornata: figure che, con il proprio capitale intellettuale e la propria autorevolezza internazionale, rendono possibile l’attrazione di grandi congressi scientifici in Italia. Al loro fianco Alessandra Priante (Presidente di Enit Spa), Manlio Galiè (Presidente Advisory Board IKL), Carlotta Ferrari (Presidente Convention Bureau Italia), Tobia Salvadori (Direttore Convention Bureau Italia) e Alessandro Onorato (Assessore al Turismo del Comune di Roma). Il ministro del Turismo, Daniela Santanché, ha inviato un messaggio.

La ricerca dimostra che il nostro Paese è primo per crescita in termini di congressi scientifici internazionali ospitati, registrando un incremento del +19,98% con +204 eventi, a fronte dei risultati negativi dei principali competitor europei. Ma il dato più significativo riguarda proprio i Knowledge Leaders: negli ultimi quattro anni +396 italiani sono entrati nei board delle associazioni scientifiche internazionali, molto più di Spagna (+295), Regno Unito (+265), Germania (+241) e Francia (+216).congressuale
“Sono i Knowledge Leaders – sottolinea lo studio – i principali promotori delle candidature che portano eventi internazionali in Italia. La loro presenza nei board mondiali ha un impatto diretto sul peso internazionale del Paese e sulla capacità di attrarre grandi congressi scientifici.”

Il messaggio del Ministro Santanché
“L’Italia – è il messaggio del ministro del Turismo, Daniela Santanchè – non è solo il Paese dell’arte, dei paesaggi e dell’enogastronomia: è un leader della conoscenza. Il turismo congressuale attiva filiere di altissima qualità, è programmabile con largo anticipo, coinvolge persone alto spendenti e valorizza il made in Italy senza gravare sulle destinazioni. È pienamente coerente con le strategie nazionali sulla destagionalizzazione e sulla qualificazione dei flussi.”

La presidente di Convention Bureau Italia
“I risultati raggiunti – ha commentato Carlotta Ferrari, presidente di Convention Bureau Italia – dimostrano che il sistema italiano del turismo congressuale ha competenze e potenziale per competere ai massimi livelli internazionali. Per consolidare e far crescere questo posizionamento è però necessario auspicare un supporto strutturale e costante, che consenta al Paese di pianificare nel medio-lungo periodo e di giocare ad armi pari con i principali competitor globali.”

Premi e riconoscimenti
Nel corso dell’appuntamento sono stati assegnati i Premi Nazionali Italian Knowledge Leaders (per le categorie Congresso Inclusivo e Congresso Sostenibile), oltre a riconoscimenti per i Destination Champions. La partecipazione attiva di oltre 50 Knowledge Leaders ha confermato come l’Italia sia oggi una delle destinazioni più dinamiche e competitive al mondo nel panorama della meeting industry internazionale. E’ stato consegnato anche il premio Legacy, rivolto a studenti e ricercatori che si sono distinti in esperienze congressuali di livello internazionale.


ilgiornaledelturismo.com

 

Il suono che scandisce la vita, a Belluno la mostra sulle campane storiche

La mostra sulle campane a Bellune, nella foto la storica Campana dell'Italia realizzata dalla Comunità di San Francesco

Inaugurata a Facen di Feltre “Parole, angeli e campane”, la rassegna promossa dalla Comunità Villa San Francesco con esposti 500 esemplari di varie dimensioni provenienti da 84 Paesi di tutto il mondo, oltre alla grande Campana dell’Italia nata dalla fusione dei metalli inviati dai singoli donatori. Il vescovo Marangoni: “La campana chiama a coinvolgerci nell’umanità come cristiani”. La benedizione di Leone XIV: “Proseguire nelle lodevoli attività a favore di quanti vivono nella sofferenza” 

Alvise Sperandio – Belluno - Vatican News 

 Un suono di speranza e di pace. Che accompagna ogni giorno e tutti i momenti della vita, sin dai suoi estremi: la nascita e la morte. Che segna i grandi momenti di festa, primo tra tutti quello della notte di Natale, com’è ormai prossima anche quest’anno, per annunciare l’evento del Cristo che viene e che da Bambino, ha cambiato la storia del mondo. La campana è lo strumento che più di tutti, coi suoi rintocchi, tratteggia le note dello spartito di un’esistenza, dei credenti in particolare. E alle campane è dedicata la mostra “Parole, angeli e campane”, inaugurata domenica 14 dicembre, al Museo dei Sogni, nel casolare sede della cooperativa Arcobaleno 1986 Onlus a Facen di Feltre, provincia di Belluno, della Comunità Villa San Francesco che da decenni ospita minori in difficoltà. Se ne trovano esposte ben 500, arrivate da tutto il mondo, grazie all’iniziativa del direttore Aldo Bertelle e dei suoi collaboratori che hanno inviato lettere e mail in ogni dove chiedendo a istituzioni, diocesi, associazioni, imprese, volontari e privati di partecipare al progetto donando una campana per comporre la grande mostra. Ne sono arrivate una miriade: dalle minuscole a quelle giganti. Tutte da vedere e da scoprire, perché dietro a ognuna c’è una storia e un racconto speciale. Il progetto rappresenta l’ideale prosecuzione di quello sviluppato l’anno scorso con la raccolta de “Le chiavi della vita”, simbolo della porta di ogni esistenza. All’inaugurazione della mostra sono intervenuti: il vescovo di Belluno-Feltre monsignor Renato Marangoni; il direttore della Comunità Alfo Bertelle; Antonio Morelli, presidente dell’Associazione dei genitori dei bambini vittime del crollo della scuola di San Giuliano di Puglia per il terremoto del 31 ottobre 2002; la presidente del Centro italiano femminile del Veneto Francesca Conte, moderati dalla giornalista Lucia Bellaspiga. La cerimonia si è conclusa con uno scampanio progressivo e generale di tutte le campane presenti che hanno generato un suono potente e coinvolgente.

Le campane simbolo delle storie personali
Ogni campana è simbolo di qualcosa: fatica, sofferenza, gioia, memoria, arte, musica, silenzio, poesia. E ancora verità, libertà, morte, resurrezione, bontà, vita missionaria, fede, speranza e carità. Su tutte, a svettare c’è la Campana dell’Italia, realizzata dalla grande famiglia della Comunità di San Francesco fondendo parte del bronzo, rame e piombo giunti da tutte le regioni d’Italia e legati alle 121 storie italiane che, idealmente, si sono mescolate e continueranno a parlare per sempre. Intanto i bambini per 100 giorni hanno messo da parte 100 monete da un centesimo per un totale di 10.305 centesimi; mentre i ragazzi ospiti della comunità, oltre ad andare a cercare delle campane sul territorio, hanno accompagnato la preparazione con la preghiera condivisa tutte le sere. La mostra nel casolare di via Casonetto Calcin resterà aperta tutti i giorni, compresi i festivi, dalle ore 9 alle 18, fino alla prossima Pasqua.

Quel battocchio caduto la sera dell’elezione di Papa Giovanni Paolo I
Tante, si diceva, le campane esposte. Tre voci si sono alternate al microfono per ricordare ogni singola provenienza. Due, molto significative, arrivano dal territorio locale. C’è l’unica campana sopravvissuta alla tragedia del Vajont, la sera del 9 ottobre 1963, quando la frana dal monte Toc causò l’inondazione di Longarone e degli altri paesi a valle della diga (che restò intatta ma fu scavalcata da un’ondata di acqua e vento anomala) sul fiume Piave: recuperata, è stata rimessa nella nuova chiesa e suona solo la sera dell’anniversario. L’altra è il battocchio del campanile della cattedrale di Belluno, caduto perché eccessivamente sollecitato dal suono delle campane distese a festa la sera del 26 agosto 1978 per l’elezione a Papa di Giovanni Paolo I, originario di Canale d’Agordo sulle Dolomiti. Un’altra campana particolare è quella donata dai genitori dei bambini di San Giuliano di Puglia, morti sepolti dalla scuola crollata per il terremoto: non fu quest’ultimo a ucciderli, ma l’incuria dell’uomo che eseguì un ampliamento della struttura fuori legge che, cedendo, tolse per sempre il sorriso a 27 creature più una maestra delle scuole elementari; quelli delle medie si salvarono per miracolo, perché in quel momento si stavano spostando da un posto all’altro del plesso per la festa di Halloween e si trovavano in un corridoio esterno. La campana è copia di quella del cimitero dove i piccoli riposano e che risuona ogni anno nell’anniversario. Da segnalare anche la campana della Pontifica Fonderia Marinelli di Agnone, per iniziativa del proprietario Edoardo Marinelli, fusa sul tema “L’ascolto universale”. E quella predata da un campanile, mutilata e fessurata, probabilmente caduta da un carro austriaco nel 1918, tra le tante gettate dalle torri campanarie e fuse per fare cannoni e armamenti, di proprietà della parrocchia di Caupo Santa Lucia.
Campane di ogni tipo da tutto il mondo
Lunghissimo l’elenco di tutte le campane in mostra. Ne sono arrivate da San Francesco d’Assisi e Santa Caterina da Siena, i patroni d’Italia. Da scuole. Da parenti di politici che hanno segnato la storia della Repubblica come Alcide De Gasperi, primo presidente del Consiglio, e Tina Anselmi, primo ministro donna, e Alex Langer, leader degli ambientalisti. In memoria di Guido Rossa, il sindacalista ucciso dalle brigate rosse. Da figure straordinarie di preti come il vescovo Tonino Bello, protagonista della Carovana di Pace del 1992, a Sarajevo, quand’era già gravemente malato; come monsignor Loris Francesco Capovilla, segretario di Papa Giovanni XXIII, arcivescovo e cardinale. C’è la campana usata dal bambino Albino Luciani, futuro Pontefice, quando a Col di Pra, in Val di Gares, andava ad accudire le mucche al pascolo e a falciare i prati, da Bosch Brusà, in zona Falcade, su interessamento di Loris Serafini, direttore del Museo Papa Luciani. E, poi, quella donata dal cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, in occasione della visita alla Comunità san Francesco alla quale è da sempre vicino.

Il vescovo Marangoni: “Le campane ci convocano”
Il vescovo di Belluno-Feltre, monsignor Renato Marangoni, ha ringraziato la Comunità Villa San Francesco e il suo direttore Aldo Bertelle “perché protagonisti di intuizioni e percorsi sempre nuovi, la cui cifra più importante è l’incontro con le persone. Dio ci chiama alla condivisione, non controlla, ma libera e rende liberi. Il cammino sinodale è, appunto, questo: camminare assieme. Personalmente quando sento il suono della campana provo un’emozione perché il rintocco è una chiamata e induce ad ascoltare: l’ascolto, il primo dei sensi che si attiva. E poi le campane chiamano, convocano, coinvolgono. Come diceva Papa Luciani, sperare è partecipare”. Toccante la testimonianza di Antonio Morelli, presidente dell’Associazione dei genitori dei bambini vittime del crollo della scuola di San Giuliano nel 2002: “Se cercate i classe 1996 non ci sono più, sono morti tutti. Quel maledetto giorno si è scoperchiato il vaso di Pandora sull’edilizia scolastica e lo stato di manutenzione spesso precario delle scuole frequentate dai nostri figli. Cos’è cambiato in 23 anni? Pochissimo. Ma allora chiediamoci: investiamo negli armamenti ma cosa facciamo per la cultura, l’educazione, la sicurezza dei nostri bambini e ragazzi? Quel giorno la scossa sismica non fu particolarmente pesante. Ma bastò a far crollare la scuola che era fuori norma ed era stata ampliata senza un progetto di fattibilità, nessuna prova di carico, nessuna verifica statica. I nostri figli ce li hanno uccisi. Si potevano e si dovevano salvare. La responsabilità non è stata del terremoto, casomai è stata una concausa: è stata dell’uomo e nessuno, praticamente, ha pagato con la giustizia. Noi giriamo l’Italia per fare memoria di quell’evento, perché c’è il rischio di dimenticare”. Da Aldo Bertelle il racconto di com’è nato il progetto: “Abbiamo creato una comunità delle campane. Siamo partiti dalle campane delle mucche, com’è tipico della nostra realtà contadina e agreste. I nostri ragazzi uscivano a cercarle e tornavano alla sera con quelle che avevano trovato. Poi abbiamo allargato lo sguardo. A fianco della mostra c’è stato un bellissimo cammino spirituale. Torniamo ad ascoltare le campane per imparare ad ascoltare noi stessi”.

Ecco le 9 strade più cool d’Europa: una sola in Italia


Donna Moderna

Ogni anno Time Out raccoglie il meglio della vita urbana scegliendo le strade più belle del mondo. Per il 2025 la classifica europea mette insieme nove vie accomunate da un’atmosfera speciale, luoghi dove si respira il ritmo vero della città fra negozi indipendenti, locali storici, mercati, gallerie. C'è anche una via nel nostro Paese: si trova in una delle tre città che, secondo una recente graduatoria, vanno assolutamente visitate. Ecco la top 9 delle strade più cool del Vecchio Continente, secondo il magazine di viaggi britannico.
1. Rua do Bonjardim (Porto)
Prima in classifica, Rua do Bonjardim riassume l’essenza di Porto: vivace, genuina e sempre in evoluzione. È a due passi dal celebre mercato di Bolhão, ma resta una via vissuta dai residenti. Qui trovi ancora le botteghe tradizionali come Casa Januário o Pretinho do Japão, che profuma di caffè tostato e prodotti tipici. Poco più avanti ci sono ristoranti amati dai portoghesi: Conga, famoso per le sue bifanas, e Duello, che propone cucina messicana con un tocco creativo. La presenza del Rivoli Theatre aggiunge un’anima culturale che dà ritmo alla zona, con spettacoli e rassegne che animano le serate. È una strada perfetta se vuoi conoscere Porto senza filtri, a piccoli passi.

2. Maybachufer (Berlino)
A Berlino la “coolness” passa dalle strade di quartiere, e Maybachufer è una delle più rappresentative. Costeggia il Landwehrkanal, un luogo amatissimo per le passeggiate lente, le chiacchiere al sole e i mercati che trasformano l’area durante la settimana. Qui trovi il famoso mercato turco, caffè indipendenti, locali con cucine da tutto il mondo e una scena creativa sempre in fermento. È un angolo di Berlino che si vive senza frenesia, anche se tutto intorno pulsa la multiculturalità che ha reso la città un punto di riferimento internazionale. Per chi ama viaggiare “come i locali”, Maybachufer è un piccolo mondo a parte.
3. Via Olympou (Salonicco)
Salonicco non è la prima città che viene in mente quando si parla di grandi mete europee. E forse è proprio questo il suo fascino. Via Olympou è una strada in cui storia e quotidianità scorrono insieme: botteghe, bar tradizionali, ristorantini, concept culturali ne fanno una strada vivace e creativa. Non è una via “da cartolina”, ma un luogo dove scoprire la città vera. E per questo conquista sempre più viaggiatori in cerca di autenticità.
4. Rue de Flandre (Bruxelles)
Rue de Flandre è una delle vie più sorprendenti di Bruxelles: giovane, creativa, piena di piccole gallerie e boutique indipendenti. È anche un punto di riferimento per chi ama l’arte urbana, con murales e installazioni che cambiano di stagione in stagione. Non mancano i caffè e i ristoranti che raccontano la multiculturalità della città. La sua forza sta proprio nella capacità di offrire un’esperienza autentica, lontana dalle zone più trafficate. È una via da girare con calma, lasciandosi attirare dalle vetrine o dall’odore di una cucina che arriva da una porticina laterale.
5. Rue des Gravilliers (Parigi)
Nel cuore del Marais, Rue des Gravilliers mostra un lato di Parigi diverso da quello dei grandi boulevard. È una strada stretta, ricca di botteghe artigiane, caffè raccolti e negozi indipendenti che alternano vintage, design e piccole scoperte. Qui la città si sente più vicina, meno patinata: è il regno dei parigini che amano la vita di quartiere. Secondo Time Out, è la prova che la capitale francese può essere contemporanea anche senza rinunciare al suo carattere storico. Ideale per chi vuole assaporare la città senza seguirne per forza i ritmi più turistici.
6. Via Panisperna (Roma)
Roma conquista un posto nella classifica con una strada che non ha bisogno di effetti speciali. Via Panisperna attraversa il rione Monti, uno dei più amati dai romani, dove botteghe artigiane, trattorie e locali si alternano a palazzi storici e scorci pittoreschi. È una via che profuma di quotidianità e di storie. Qui puoi incontrare residenti, studenti, turisti curiosi e artigiani che portano avanti tradizioni antiche. Rappresenta una Roma più intima: non quella dei monumenti iconici, ma quella da vivere a passo lento, entrando nei piccoli negozi o fermandosi per un piatto di cucina locale.
7. Calle del Barquillo (Madrid)
Nel barrio di Chueca, Calle del Barquillo è una delle strade più dinamiche di Madrid. Negli ultimi anni è diventata un punto di riferimento per chi ama la creatività, la musica e la moda indipendente. Qui convivono negozi di design, concept store, bar e locali che attirano un pubblico giovane. L’atmosfera è vivace ma accogliente, e ogni isolato offre una nuova scoperta. È la Madrid che cambia, che si aggiorna e che continua a mescolare tradizione e innovazione senza perdere la propria identità.
8. Blackstock Road (Londra)
Blackstock Road è una Londra lontana dai riflettori, dove convivono culture, cucine e negozi di ogni tipo. Qui non trovi grandi catene, ma attività familiari, pub storici, ristoranti etnici e botteghe che raccontano una città viva, intensa e sincera. È una via che resiste alla standardizzazione e mantiene un’identità forte, fatta di comunità e routine quotidiana. Un luogo perfetto per scoprire la capitale inglese da un punto di vista più umano e più vicino alla vita reale dei suoi abitanti.
9. Northdown Road (Margate)
Margate è una cittadina di mare che negli ultimi anni ha conosciuto una nuova vita, grazie anche alla sua scena artistica. Northdown Road ne è un esempio: una via piena di piccoli negozi, caffè dal sapore retrò, gallerie d’arte e locali accoglienti. È un luogo semplice, a volte un po’ fuori dal tempo, ma proprio per questo irresistibile. Qui il ritmo è lento, le persone si salutano per strada e ogni angolo sembra custodire una storia da scoprire. Una tappa inaspettata, ideale per un weekend diverso.

Dieci borghi d’Italia da visitare a Natale


 In Italia ce ne sono moltissimi: sono i borghi presepe, piccoli villaggi dall'atmosfera suggestiva, in cui lo spirito natalizio riempie l'aria e riveste strade, vicoli e piazzette. Questi piccoli centri si trovano un po' ovunque, tra le montagne innevate, ma anche sulle colline e persino in riva al mare. Ne abbiamo scelti dieci, uno più bello dell’altro e, soprattutto, accessibili per una gita domenicale all’insegna della magia del Natale.

VIPITENO, Bolzano - Nel cuore delle Alpi, a pochi chilometri dal confine tra Italia e Austria, il borgo ospita uno dei mercatini natalizi più rinomati dell'Alto Adige. Le luci, i colori e i profumi del Natale riempiono le strade: basta una passeggiata tra le casette di legno, colme di prodotti di artigianato artistico tra le decorazioni e le musiche natalizie, per trovarsi immerse nello spirito della festa. E se poi dal cielo arriva una spolverata di neve, la magia è ancora più grande.  

GRAZZANO VISCONTI, Piacenza – A Natale le atmosfere del borgo sono animate da una festa molto frequentata dai turisti, con un ricco mercatino di Natale, la Casa di Babbo Natale e tutto quello che può piacere ai visitatori. Quando però la folla si ritira e torna la quiete, il silenzio e lo spirito del Natale riempiono di suggestione le strade medievali e le piazzette, regalando un fascino straordinario.  

PORTOFINO, Genova - Portofino, il piccolo borgo marinaro della Riviera del Levante ligure, si trasforma in una grande cartolina natalizia grazie alle luci caleidoscopiche che colorano la piazzetta e le case del porticciolo. Un bellissimo spettacolo da ammirare passeggiando sui moli, particolarmente suggestivo se ammirato dal mare.  

GRADARA, Pesaro e Urbino - Sotto Natale i vicoli del villaggio, raccolto intorno al castello, sono ornati di luci e addobbi suggestivi. Una passeggiata lungo le stradine del borgo fortificato, tra vicoli e minuscole piazzette fino ad arrivare al castello, è un vero tuffo nella magia della feste, mentre lo spirito di Paolo e Francesca, gli amanti di cui parla Dante Alighieri, aleggia in modo palpabile.  

SORANO, Grosseto - È un’antica città etrusca, le cui case si stringono intorno a una rocca, abbarbicata a uno sperone di roccia tufacea. Abbracciata da una solida cerchia di mura, nel corso del Medioevo fu attaccata più volte dai Senesi, i quali però non riuscirono mai a conquistarla: la città alla fine entrò a far parte del Granducato di Toscana. Le sue casette antichissime le conferiscono un’atmosfera speciale che nelle notti di dicembre diventa magica.   

PITIGLIANO, Grosseto - Circondato da boschi e dalle incantevoli colline toscane, l'antico borgo di Pitigliano è edificato su ripide rocce, raccolto intorno alla poderosa fortezza. Le strade, i vicoli e le piazze del centro storico sono addobbati con luci soffuse e decorazioni che esaltano l'architettura in tufo del paese, rendendo l'ambiente fiabesco. 

CIVITA DI BAGNOREGIO, Viterbo - Un borgo incantevole, situato tra il lago di Bolsena e la valle del Tevere. È edificato su un terreno franoso alla sommità di uno sperone di roccia circondato da calanchi, e quindi semi-abbandonato. Vi si accede solo a piedi, percorrendo una lunga passerella a gradini, immersi in un panorama strepitoso. Il paese., visto dal basso e durante la passeggiata di avvicinamento, è di bellezza davvero mozzafiato, che grazie a una sapiente illuminazione notturna, diventa ancora più suggestivo al calar del sole.   

LOCOROTONDO, Bari – Locorotondo, una delle celebri “Città Bianche” della Puglia, nel periodo natalizio si veste di luminarie e di addobbi incantevoli che colorano il centro storico, insieme a un suggestivo albero di Natale. Ogni strada si trasforma in una cartolina natalizia, in cui il bianco a calce delle case fa contrasto con le splendide decorazioni che vestono a festa gli angoli più suggestivi del paese.  

MATERA - Il panorama dei Sassi che si illuminano progressivamente al calar della sera è uno spettacolo che nel periodo delle Feste diventa ancora più suggestivo, grazie all'illuminazione natalizia. Le piccole case bianche, scavate nel tufo, un tempo considerate “vergogna d'Italia” per le condizioni di vita a cui erano costretti gli abitanti, oggi sono state restaurate e trasformate in gioielli di design. L'intera città assomiglia a un presepe e dal 1993 fa parte dei Patrimoni dell’Umanità Unesco. L'importante è visitarla senza fretta: i Sassi vanno ammirati con tranquillità, lasciando che ci trasmettano la loro suggestione.    

ERICE, Trapani - Con le sue stradine strette e acciottolate, i suoi archi medievali, le chiese antiche e la vista mozzafiato sul mare e sulle campagne circostanti, Erice sembra davvero l'ambientazione di un grande presepe. Le illuminazioni natalizie amplificano ulteriormente l'effetto, trasformando ogni angolo in una cartolina pittoresca. In più, il villaggio ospita la manifestazione "EricèNatale - Il Borgo dei Presepi", con oltre 100 natività artistiche di diverse fatture, dimensioni e materiali, in esposizione fino ai primi giorni di gennaio.  

tgcom24

Sanremo, i conti del turismo dalle reti cellulari. “Al Festival 150 mila persone in città”

 


Accordo con Tim per l’analisi statistica di cinque eventi l’anno. “Sappiamo da dove vengono e dove dormono”

ilsecoloXIX

A Nicea riemerge un “Gesù Pastore” unico in Anatolia

A Nicea riemerge un “Gesù Pastore” unico in Anatolia Avvenire
Un importante affresco è tornato alla luce nella necropoli di Hisardere, alle porte di İznik, l’antica Nicea. Durante una campagna di scavi, gli archeologi hanno infatti individuato l’unica raffigurazione nota in Anatolia del Cristo “Buon Pastore”, uno dei simboli più importanti del primo immaginario cristiano. La scoperta, accolta con entusiasmo dalla comunità scientifica, getta nuova luce sul mosaico religioso e culturale dell’Asia Minore nel III secolo d.C.
L’immagine, dipinta sulla parete nord di una camera funeraria ipogea, mostra un Gesù giovane, vestito con una tunica semplice, nell’atto di portare sulle spalle un capro, mentre altre coppie di animali gli stanno ai lati. È un’iconografia che guarda ancora al linguaggio figurativo romano del II–III secolo, molto prima che l’arte bizantina cristallizzasse l’immagine del Cristo barbato e ieratico. Una rappresentazione dunque che da un lato si porta dietro l’eco del mondo pastorale e mitologico greco-romano, dall’altro l’affermazione di un simbolo cristiano radicato nelle Scritture: «Io sono il buon pastore», recita il Vangelo di Giovanni, che nelle prime comunità fungeva da metafora di protezione e salvezza.
La tomba che conserva l’affresco, datata al III secolo, si distingue per il buono stato di conservazione: soffitto e tre delle quattro pareti sono infatti intatti, decorati da pitture vivaci che includono anche una scena di banchetto, tipico tema dell’arte funeraria romana. La coesistenza, all’interno dello stesso ambiente, di motivi pagani e simboli cristiani insieme, testimonia il clima di transizione religiosa dell’epoca, quando le nuove credenze si intrecciavano ancora con il repertorio iconografico tradizionale.
Gli scavi, condotti sotto la direzione di Tolga Koparal e il coordinamento scientifico del Prof. Aygün Ekin Meriç, hanno permesso di documentare con precisione l’architettura funeraria: una kline (lettino su cui i commensali si reclinavano durante il simposio o il banchetto) rivestita da lastre di terracotta, su cui venivano deposti i defunti, e una struttura compatibile con le sepolture di famiglie agiate che frequentavano la necropoli tra II e V secolo d.C.
La figura del “Gesù Pastore”, prima attestazione cristiana identificata a Hisardere, apre nuova finestra sul ruolo di Iznik nella diffusione del cristianesimo orientale. Una scoperta rara, capace di collegare con immediatezza vita quotidiana, pratiche funerarie e paesaggio religioso di una regione che fu, nei secoli successivi, uno dei cuori pulsanti della spiritualità cristiana.