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"Marche, emozioni in moto" tra borghi e natura. In sella con la prima guida regionale

PESARO - MARCHE, EMOZIONI IN MOTO (THETA EDIZIONI, 130 PP) - Quindici itinerari attraversano le cinque province di Ancona, Ascoli Piceno, Fermo, Macerata e Pesaro Urbino in un viaggio lungo 1.352 chilometri nella bellezza delle Marche.

E' la prima guida regionale dedicata al mototurismo, a chi vuole scoprire "in sella" borghi sospesi nel tempo, località di mare e gioielli naturalistici, spesso fuori dalle solite rotte. La guida, sostenuta da Confcommercio Pesaro Urbino, illustra una serie di percorsi agevoli, inusuali e curiosi, ideati da Raffaella Scortichini e Agnese Ausili, e testati sul campo da Raffaella Rossini, direttore di Terra di Piloti e Motori, associazione nata nel 2017 per promuovere il turismo motociclistico nella provincia di Pesaro Urbino, terra di grandi campioni delle due ruote.

I percorsi, la maggior parte tutti su asfalto, permettono di attraversare tutto il territorio marchigiano on the road, dalle brezze dell'Adriatico alle colline punteggiate di borghi fino alle cime dei Sibillini. «La moto consente di percorrere strade e sentieri con maggiore facilità rispetto ai viaggi in auto - spiega Amerigo Varotti, direttore di Confcommercio Pesaro Urbino - e spesso permette di conoscere luoghi e percorsi non visitabili. La nuova guida, oltre agli itinerari in senso stretto, suggerisce come scoprire "in sella" il territorio e le sue attrazioni, vivendo l'ambiente e le persone che vi abitano in modo più diretto e autentico».
    Tra i 15 itinerari c'è quello di 208 km, che da Gabicce Mare, la porta delle Marche, conduce alla Gola del Furlo, passando per l'enclave verde del Monte San Bartolo, la poderosa Gradara, e i borghi di Casteldimezzo e Fiorenzuola di Focara, a picco sul mare, e Carpegna, nel cuore del Montefeltro e ai piedi della cerreta più grande d'Europa. Merita la scoperta anche il "beach to beach" di 115 km che dalla spiaggia sabbiosa di Senigallia, curva dopo curva, sale a Cupramontana, fino all'Eremo fascinoso dei Frati Bianchi, e prosegue per Jesi per poi ridiscendere verso Ancona e terminare sulla Baia di Portonovo, nel Parco regionale del Conero. Si viaggia lungo una strada tutta tornanti nella vegetazioni, quasi disegnata apposta per le moto. Da segnalare anche il tracciato di 89 km nel cuore delle Marche, che da Tolentino e dal castello della Rancia raggiunge Serrapetrona, città del vino e della celebre Vernaccia DOCG, tocca gli inaspettati canyon delle Lame Rosse nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini per salire a 1.550 metri d'altezza fino all'anfiteatro magico dei Piani di Ragnolo. Nel profondo sud della regione la guida suggerisce invece un itinerario mare-montagna di 125 km: partendo da Grottamare, sulla Riviera delle Palme, si raggiunge la deliziosa Ascoli Piceno, per poi proseguire verso le piscine naturali di Lu Vurghe. E da qui, con un viaggio di 75 km, si arriva a Montemonaco, porta dei Sibillini ascolani e misteriosa casa della Sibilla, e si ridiscende verso Force, il borgo dei panorami, da cui si gode una vista mozzafiato sui monti e sull'Adriatico.
    Infine un percorso brevissimo, appena 38 km, in provincia di Fermo, che dalla vivace Porto San Giorgio si snoda verso l'interno, alla scoperta di borghi turriti e merlati poco noti, come Lapedona, arroccato sulla Valdaso, Ponzano di Fermo e Petritoli, location di matrimoni per un'infinità di coppie straniere, fino a concludersi nella tranquillità di Monte Vidon Combatte, emblema di tutte le cittadine marchigiane con il suo perfetto abitato antico in cotto. A completare la guida, una serie di suggerimenti utili su eventi, eccellenze gastronomiche e curiosità da non perdere lungo i tragitti.
    La guida "Marche, emozioni in moto", disponibile sui siti di Theta edizioni e Confcommercio Pesaro Urbino, è il primo passo di un progetto più ampio che permetterà ai 90 comuni toccati dagli itinerari e agli imprenditori dell'ospitalità locale di lavorare insieme. «Questo di "Marche, emozioni in moto" è un progetto che copre tutta la regione - sottolinea il direttore Amerigo Varotti - a dimostrazione di come la nostra organizzazione sia in grado di realizzare prodotti turistici per tutte le Marche e non solo per il territorio di Pesaro Urbino.
    Non a caso località di altre province ci stanno chiedendo di collaborare nel prossimo futuro». (ANSA).

Sarzana omaggia Picasso, in mostra anche la "Tete de femme". Alla Fortezza acqueforti, ceramiche e le foto di Capa e Gyenes

(ANSA) - LA SPEZIA, 24 MAR - La Fortezza Firmafede di Sarzana ospita una delle iniziative a livello mondiale per celebrare la figura di Pablo Picasso nell'anno del cinquantesimo dalla morte.
    Dall'8 aprile, presso l'affascinante castello mediceo, saranno in mostra 18 fotografie di autori quali Robert Capa e Juan Gyenes insieme a litografie, acqueforti, acquetinte, ceramiche e puntesecche del pittore spagnolo.

Pezzo forte il dipinto "Tete de femme" del 1943.
    "Con questa mostra Sarzana si affianca alle città più importanti al mondo nell'omaggiare uno dei più grandi geni del nostro tempo - ha detto la sindaca Cristiana Ponzanelli -.
    Accogliamo opere e contributi provenienti da tutte Europa e continuiamo sul solco intrapreso quattro anni fa di raccontare la città attraverso la cultura. Ospitare Picasso all'interno della Fortezza dimostra come non ci vogliamo trincerare nel nostro passato".
    Accanto al Comune di Sarzana l'organizzazione è di Paloma, un progetto di Comediarting, in collaborazione con il 'Museo Casa Natal Picasso de Málaga', il cui direttore José María Luna Aguilar sarà in città in occasione dell'apertura.
    "Moriva l'8 aprile 1973 dopo aver attraversato due secoli - ha spiegato la curatrice Gina Ingrassia - e noi racconteremo l'intero percorso artistico di Picasso, dalla straordinaria Parigi bohémien di Montmartre del periodo blu fino ai lavori della casa studio La Californie acquistata nel 1955. Preziosa la selezione fotografica di due artisti che hanno fatto il Novecento come Capa e Gyenes".
    Se la ceramica fu una passione matura per l'artista, la "Testa di donna" raffigura invece Dora Maar (Henriette Theodora Markovitch), pittrice e fotografa che fu sua compagna tra il 1936 e il 1943.
    "La famiglia di Picasso era ligure ed è quindi una mostra che acquista anche per questo un significato ancora più profondo, si tratta di un ritorno alle origini", sottolinea la curatrice della mostra Lola Durán Úcar. "Pablo Picasso, le origini del mito" sarà visitabile dall'8 aprile al 23 luglio 2023. (ANSA).

La cucina italiana candidata come patrimonio dell'Unesco

ROMA - Dalla pasta ai tortellini, dalla pizza alla parmigiana, dal tiramisù al babà.

Sua eccellenza la cucina italiana è la candidata ufficiale del governo italiano come patrimonio dell'umanità Unesco su proposta dei ministri dell'Agricoltura e sovranità alimentare Francesco Lollobrigida e della Cultura Gennaro Sangiuliano. E la Commissione nazionale ha approvato all'unanimità.

E davanti a una ricchezza e una varietà enogastronomica come quella italiana, un vero monumento che ci invidia buona parte del mondo, stupisce davvero - come sottolinea il ministro Francesco Lollobrigida - che sia accaduto solo nel 2023. Il dossier verrà ora trasmesso dal ministero degli Esteri all'Unesco e inizierà l'iter di valutazione che dovrebbe concludersi, al più tardi, a dicembre 2025.
    La cucina italiana viene definita, nel dossier di candidatura ufficiale alla lista Unesco dei patrimoni culturali immateriali, come un insieme di pratiche sociali, riti e gestualità basate sui tanti saperi locali che, senza gerarchie, la identificano e la connotano. Questo mosaico di tradizioni riflette la diversità bioculturale del paese e si basa sul comune denominatore di concepire il momento della preparazione e del consumo del pasto come occasione di condivisione e di confronto.
    "Esiste - dice il ministro Sangiuliano - il sistema Italia, esiste il sistema nazione che ha diverse declinazioni. Parlavo della costituenda Fondazione di Villa Verdi che metterà a sistema la villa che è stata la residenza di Verdi, il parco dove si possono organizzare concerti, la casa natale di Verdi e il teatro di Busseto e uno degli elementi di forza è il contesto gastronomico di quell'area (dal culatello a ristoranti importanti dove si deve prenotare fino a un anno prima per andarci). Quindi l'attrattiva sarà Verdi, ma senza la componente enogastronomica questa attrattiva non può funzionare. Ecco, questo significa fare sistema". E aggiunge: "Da parte mia ci sarà tutto il sostegno, perché cucina italiana significa promuovere l'idea di qualità della vita e del vivere italiano che è fatto di arte, di cultura, di paesaggi, di monumenti, ma anche di esperienze come quelle delle eccellenze alimentari" sottolinea Sangiuliano che ammette di far volentieri da "gregario" al ministro Lollobrigida in questa "avventura". "Noi porteremo - dice - due quadri iconici italiani come il Bacco di Caravaggio e il Bacco di Guido Reni e li metteremo vicini, perché non lo sono mai stati e non si è mai riusciti a fare la comparazione visiva. E lo faremo nella cornice del Vinitaly".
    "Senza nulla togliere alle cucine messicana, francese, giapponese e coreana - dice Lollobrigida, ringraziando caldamente Sangiuliano per il supporto - io credo che quella italiana non abbia rivali e che sia stato forse un problema il fatto che finora non si sia avuta la forza e la capacità di promuoverne la complessità. Complessità fatta di un sistema di valori che proprio nella nostra nazione nel tempo si sono andati consolidando. Ma per quanto riguarda la cucina italiana - spiega - bisogna anche guardarla nella sua prospettiva poliedrica: dal produttore all'allevatore fino ad arrivare al trasformatore, colui che ci fornisce gli elementi che finiscono in cucina, e i nostri cuochi che trasformano in un bene prezioso che deve essere raccontato in sala dal personale, da formare in una delle nostre ottime scuole alberghiere. Deve essere raccontato ai cittadini italiani e agli acquirenti di benessere di tutto il mondo".
    "Oggi diamo inizio a una partita che vede scendere in campo 140 milioni di italiani: i 60 milioni che vivono in Italia ma anche gli 80 milioni che stanno all'estero. E anche tutti gli stranieri che amano la nostra tavola" chiude il sottosegretario del MiC con delega all'Unesco Gianmarco Mazzi. (ANSA).

Archeologia. Stonehenge? Non è un calendario solare ma una "porta" per l'aldilà

Stonehenge è un calendario solare? Molto probabilmente no. È la conclusione a cui sono arrivati Giulio Magli. docente al Politecnico di Milano, e Juan Antonio Belmonte. dell’Instituto de Astrofísica de Canarias e Universidad de La Laguna di Tenerife, che hanno sottoposto il celebre sito archeologico inglese a una lunga serie di test per verificare dal punto di vista astronomico le teorie avanzate, mentre si rafforza l'interpretazione di questo monumento, ormai piuttosto affermato tra gli archeologi come “luogo degli antenati”.

Magli e Belmonte, che hanno pubblicato la loro ricerca sulla rivista Antiquity, hanno impiegato gli strumenti dell'archeoastronomia, utilizzando le immagini satellitari per studiare l’orientamento di antichi siti archeologici. Stonehenge mostra un allineamento astronomico rispetto al sole in connessione sia all'alba del solstizio d'estate, che al tramonto del solstizio d'inverno. Ciò spiega un interesse simbolico dei costruttori per il ciclo solare, molto probabilmente legato alle connessioni tra vita ultraterrena e solstizio d'inverno nelle società neolitiche.

Questo per i ricercatori è molto lontano dall’affermare che il monumento fosse utilizzato come un gigantesco calendario, come invece è stato proposto in una recente teoria pubblicata a sua volta sull’autorevole Archaeology Journal Antiquity. Secondo questo studio il monumento rappresenterebbe un calendario basato su 365 giorni all'anno, suddivisi in 12 mesi di 30 giorni più cinque giorni epagomeni (i giorni che vengono aggiunti per avvicinare la durata dell'anno del calendario a quella dell'anno solare), con l’inserimento di un anno bisestile ogni quattro. Questo calendario è identico a quello Alessandrino, introdotto più di due millenni dopo, alla fine del I secolo a.C., come combinazione del Calendario Giuliano, introdotto da Giulio Cesare, e del Calendario Egizio.

La teoria che è stata sottoposta a verifica dai due esperti di archeoastronomia, mostrando che la teoria si baserebbe su una serie di interpretazioni forzate delle connessioni astronomiche del monumento. Magli e Belmonte hanno analizzato l’elemento astronomico. Nonostante l'allineamento del solstizio sia accurato, gli autori mostrano che il lento movimento del sole all'orizzonte nei giorni prossimi ai solstizi rende impossibile controllare il corretto funzionamento del presunto calendario, poiché il dispositivo, composto da enormi pietre, dovrebbe essere in grado di distinguere posizioni molto precise, meno di 1/10 di grado.

In secondo luogo, a loro avviso è pericoloso affidarsi a una numerologia precisa. In questo caso, il “numero chiave” del presunto calendario, 12, non è riconoscibile in nessun elemento di Stonehenge, così come qualsiasi mezzo per tenere conto del giorno epagomeno aggiuntivo ogni quattro anni. Allo stesso tempo altri numeri non vengono presi in considerazione: il portale di Stonehenge, ad esempio, era fatto di due pietre.

Infine, i modelli culturali appaiono applicati in termini anacronistici. Una prima elaborazione del calendario di 365 giorni più 1 è documentata in Egitto solo due millenni dopo Stonehenge, per entrare in uso secoli dopo. Se i costruttori hanno ripreso il calendario dall'Egitto, osservano Magli e Belmonte, lo hanno perfezionato da soli. Inoltre, avrebbero inventato anche un edificio per "controllare" il tempo, poiché nulla di simile è mai esistito nell'antico Egitto. Infine, un trasferimento e un'elaborazione di nozioni con l'Egitto avvenuto intorno al 2600 a.C. è privo di basi archeologiche.

«Tutto sommato, – sottolineano Magli e Belmonte – il presunto calendario solare neolitico di Stonehenge si è dimostrato un costrutto puramente moderno, le cui basi archeoastronomiche e calendariali sono scarse. Come più volte accaduto in passato, ad esempio per le affermazioni (dimostrate insostenibili dalla ricerca moderna) che Stonehenge fosse usata per predire le eclissi, il monumento torna al suo ruolo di testimone silenzioso del paesaggio sacro dei suoi costruttori, ruolo che non toglie nulla al suo straordinario fascino».

avvenire.it

Le mostre del weekend, da Altan a Ligabue e Pistoletto. A Milano i maestri del Surrealismo, a Conegliano Vivian Maier


 Lo sguardo disincantato di Altan accanto alla pittura visionaria di Ligabue, e poi Pistoletto, Vivian Maier e i maestri del Surrealismo, da Man Ray a Magritte e Dalì: sono alcune delle mostre della settimana.

    PISTOIA - Arriva il 25 marzo a Palazzo Buontalenti la mostra "Altan. Cipputi e la Pimpa.

Il mondo com'è… e come dovrebbe essere", a cura di Luca Raffaelli, in collaborazione con Kika Altan. In programma fino al 30 luglio, l'esposizione rende omaggio al grande fumettista in un percorso vario e spettacolare, attraverso disegni originali e inediti accanto ai personaggi come Armando e la Pimpa, il metalmeccanico Cipputi e la coppia Ugo e Luisa, che il pubblico ama da oltre 50 anni.
    MILANO - Il Mudec ospita dal 22 marzo al 30 luglio "Dalí, Magritte, Man Ray e il Surrealismo. Capolavori dal Museo Boijmans Van Beuningen", curata da Els Hoek, con la consulenza scientifica di Alessandro Nigro: con l'obiettivo di svelare la natura del movimento surrealista, sempre in bilico tra sogno e realtà, psiche, amore, sesso e bellezza, la mostra riunisce 180 opere, tra dipinti, sculture, disegni, documenti d'epoca e manufatti.
    MILANO - Il Labirinto di Michelangelo Pistoletto è il percorso della "Pace Preventiva", una grande installazione risultato del progressivo srotolarsi dei cartoni ondulati disposti sull'intera superficie dello spazio espositivo, dove sono raccolti alcuni dei più significativi lavori realizzati dall'artista nel corso della sua attività: nella mostra, a Palazzo Reale dal 23 marzo al 4 giugno e a cura di Fortunato D'Amico, viene celebrato Pistoletto con la sua continua ricerca, in un percorso pensato per coinvolgere direttamente lo il visitatore.
    CONEGLIANO (TV) - Sono 93 gli autoritratti che compongono la mostra "Vivian Maier. Shadows and Mirrors", a Palazzo Sarcinelli dal 23 marzo all'11 giugno, a cura di Anne Morin in collaborazione con Tessa Demichel e Daniel Buso. Il progetto ripercorre l'opera della famosa tata-fotografa che, attraverso la fotocamera Rolleiflex e poi con la Leica, trasporta idealmente i visitatori per le strade di New York e Chicago: qui i suoi autoritratti, con cui la fotografa cerca di mettersi in relazione con il mondo circostante.
    CONVERSANO (BA) - Per la prima volta in Puglia una mostra su Antonio Ligabue, organizzata da Arthemisia e curata da Francesca Villanti: dal 25 marzo all'8 ottobre al Castello Aragonese oltre 60 opere del grande artista visionario, tra tigri, leoni, galli, autoritratti e i tanti nuclei tematici del suo mondo poetico e della sua ricerca.
    BRESCIA - Al Museo di Santa Giulia la più importante esposizione mai realizzata sul mondo delle vette, dal titolo "Luce della montagna": a cura di Filippo Maggia, evento di punta della VI edizione del Brescia Photo Festival, in programma dal 24 marzo al 25 giugno, l'esposizione presenta le opere di quattro maestri della fotografia, Vittorio Sella, Martin Chambi, Ansel Adams, Axel Hütte.
    VENEZIA - Alla Galleria Alice Schanzer la mostra di Ezio Cicciarella "L'abbraccio della materia", fino al 15 aprile: a cura di Silvia Previti, la personale (evento collaterale del Progetto di residenza artistica "Vi-Ve: Ezio Cicciarella da Vittoria a Venezia") racconta l'evoluzione stilistica e tecnica dell'artista siciliano, che trasferisce le sue sculture su uno sfondo di acciaio corten, ridimensionandole così, da opere free standing a "quadri" da appendere.
    VERBANIA - Sarà allestita fino al 16 luglio la mostra di Hilario Isola "Paesaggio bacato" al Museo del Paesaggio, una serie di opere, studi e disegni preparatori realizzati dall'artista per introdurre e ampliare la lettura della grande opera pubblica "La Crisopa", commissionata dal Comune di Verbania e sostenuta dalla Fondazione Cariplo, che verrà installata a maggio davanti al Teatro Maggiore. Nel percorso trovano posto opere e disegni preparatori del ciclo "Rurale" e una piccola serie di sculture di frutta e di grappoli d'uva, nature morte lavorate direttamente dagli insetti dal titolo "Magnana". (ANSA).