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A Domodossola esplode un arcobaleno... nei piatti di Cristian Elena


 C'è qualcuno che non si è mai trovato a pronunciare “d come Domodossola”? Eppure, quanti ci sono stati davvero, a Domodossola, cittadina piemontese circondata dalle montagne? In realtà è molto più vicina di quanto si possa pensare, poco più di un'ora da Milano e soprattutto bella da visitare, a partire dalla suggestiva Piazza del Mercato.
Lo chef Cristian Elena

Cristian Elena cresce in Val d'Ossola, figlio di un cuoco che gli insegna ad assaggiare sempre tutto: «La nonna era di Rovigo e lì, al contrario di quassù, c'erano un sacco di materie prime che qui non si utilizzavano, così ho imparato ad apprezzarne tante, accostandomi subito a prodotti nuovi» racconta. All'inizio sembrava che Cristian fosse destinato a un liceo, poi però la passione prende il sopravvento e nel 1996 decide di fare la scuola alberghiera, anche se il padre lo spinge a imparare la sala.

«Devi vedere tutto se vorrai avere un locale tuo, mi disse. Accettai, con la condizione che ogni volta che ci fosse stato un menu nuovo l'avremmo provato insieme. Io e papà avevamo solo 20 anni di differenza, eravamo come fratelli». Quando Cristian ha 18 anni, la famiglia si trasferisce da Béura a Domodossola in un locale nuovo, e un anno dopo apre la partita Iva e inizia la sua carriera in famiglia: lui in sala, papà in cucina e mamma tra dentro e fuori. «Per mio padre la sala era parte della brigata di cucina: chi lavora in sala deve conoscere almeno gli elementi principali; io mi incaponivo, sognavo di tornare in cucina».
Il Ristorante Elena e lo speakeasy Leone 1928

Nel 2009 si arriva al locale attuale, dove all'epoca si servivano ottanta persone alla carta con un menu già abbastanza ricercato. Il padre si ammala una prima volta; quando guarisce, Cristian gli fa da secondo per un anno e mezzo, fino a quando purtroppo c'è una ricaduta e viene a mancare. Passa un lungo periodo di stacco e poi, finalmente, Cristian torna a cucinare, con la moglie Roberta Bariletta a fare da maitre e sommelière.

Inizia così a delinearsi la struttura attuale, che accanto al ristorante gastronomico, piccolo e raccolto con i suoi soli tre tavoli, vede un bar attivissimo con servizio di tavola calda e bistronomia, che rappresenta una sorta di continuità con il fine dining, e una novità: Leone 1928, dedicato al nonno, delizioso speakeasy ricavato dai sotterranei del ristorante, nella torre di un castello medievale. Qui, dove può capitare di incontrare Alberto Fortis, amico e domese come Cristian, che si siede al pianoforte, Roberta mette alla prova la sua abilità di bartender dopo aver appreso i segreti del mestiere da Flavio Angiolillo.
I menu e i piatti del Ristorante Elena

La cucina di Cristian, cuoco abituato a girare i migliori ristoranti italiani - «non conoscevo nessuno ma facevo un sacco di domande a tutti i grandi» - è ispirata dalla volontà di accogliere gli ospiti in un mondo rilassante e a colori. Tant'è che i due ricchi menu degustazione (il più piccolo, per modo di dire, proposto a 98 euro, l'altro a 118) si chiamano Tasting a colori e Tasting a colori & classici. Si parte con una notevole sequenza di assaggi che precedono il percorso vero e proprio: ispirato al color arancione, c'è uno squisito estratto di carote con frutta cotta nel burro, albicocca, mango, un pezzettino di mostarda, polline e gel di Crodino.
Oro e verde è un piatto che gioca sulle piacevolezze dell'amaro e sulle verdure di stagione, accompagnate da una salsa con oleato, un distillato di olio di oliva e genziana: pasta frolla e zucchero caramellato sono a lato per chi volesse riequilibrare in dolcezza. Rosa e viola (foto di apertura) rappresenta un doppio omaggio a Gualtiero Marchesi, con un gioco sul dripping; al posto delle maionesi, yogurt con barbabietola e cavolo in estrazione, presenti anche cotti, cappasanta marinata, gambero rosso e rosa, cervo in sashimi e fiori eduli. Un ottimo assaggio è la combinazione di zucca candita e fondente, fiori di zucca in insalata e crema gorgonzola. Notevole Bianco e giallo, un risotto mantecato con maionese allo zafferano, a cui vengono aggiunti della lattica di capra di Bugliaga e fiori di tagete.

Argento e nero, ispirato al periodo della pandemia quando da Elena non si faceva delivery, sono i golosi spaghetti cotti nella crema di latte e nero di seppia che vengono arricchiti da una mousse di cappesante. Buonissima la versione estiva dei piccolissimi gnocchi all'ossolana con formaggio d'alpeggio, farina di mandorla, mandorla e salvia. Rosso e azzurro è un pensiero dedicato alla grigliata della domenica, con piccione e cervo leggermente marinati, grigliati e passati in padella, accompagnati da una salsa al curaçao e un burro di gamberi che ricorda “quelli che la domenica sporcano la griglia con il pesce”. Marrone arancione sono le animelle fritte e passate nel cioccolato speziato e servite con il liquido di governo della mostarda, salsa di gamberi, pomodoro e carote. Divertente la catalana di astice, con crema pasticcera all'arancia e caramello salato; allo stesso modo è un'idea giocosa quella di far comporre all'ospite il dolce principale: una panna cotta morbida da accompagnare con salse ed estratti con i colori del menu. Si termina in dolcezza con otto cucchiai di creme pasticciere differenti.
Fonte: italiaatavola.net

La cucina italiana candidata come patrimonio dell'Unesco

ROMA - Dalla pasta ai tortellini, dalla pizza alla parmigiana, dal tiramisù al babà.

Sua eccellenza la cucina italiana è la candidata ufficiale del governo italiano come patrimonio dell'umanità Unesco su proposta dei ministri dell'Agricoltura e sovranità alimentare Francesco Lollobrigida e della Cultura Gennaro Sangiuliano. E la Commissione nazionale ha approvato all'unanimità.

E davanti a una ricchezza e una varietà enogastronomica come quella italiana, un vero monumento che ci invidia buona parte del mondo, stupisce davvero - come sottolinea il ministro Francesco Lollobrigida - che sia accaduto solo nel 2023. Il dossier verrà ora trasmesso dal ministero degli Esteri all'Unesco e inizierà l'iter di valutazione che dovrebbe concludersi, al più tardi, a dicembre 2025.
    La cucina italiana viene definita, nel dossier di candidatura ufficiale alla lista Unesco dei patrimoni culturali immateriali, come un insieme di pratiche sociali, riti e gestualità basate sui tanti saperi locali che, senza gerarchie, la identificano e la connotano. Questo mosaico di tradizioni riflette la diversità bioculturale del paese e si basa sul comune denominatore di concepire il momento della preparazione e del consumo del pasto come occasione di condivisione e di confronto.
    "Esiste - dice il ministro Sangiuliano - il sistema Italia, esiste il sistema nazione che ha diverse declinazioni. Parlavo della costituenda Fondazione di Villa Verdi che metterà a sistema la villa che è stata la residenza di Verdi, il parco dove si possono organizzare concerti, la casa natale di Verdi e il teatro di Busseto e uno degli elementi di forza è il contesto gastronomico di quell'area (dal culatello a ristoranti importanti dove si deve prenotare fino a un anno prima per andarci). Quindi l'attrattiva sarà Verdi, ma senza la componente enogastronomica questa attrattiva non può funzionare. Ecco, questo significa fare sistema". E aggiunge: "Da parte mia ci sarà tutto il sostegno, perché cucina italiana significa promuovere l'idea di qualità della vita e del vivere italiano che è fatto di arte, di cultura, di paesaggi, di monumenti, ma anche di esperienze come quelle delle eccellenze alimentari" sottolinea Sangiuliano che ammette di far volentieri da "gregario" al ministro Lollobrigida in questa "avventura". "Noi porteremo - dice - due quadri iconici italiani come il Bacco di Caravaggio e il Bacco di Guido Reni e li metteremo vicini, perché non lo sono mai stati e non si è mai riusciti a fare la comparazione visiva. E lo faremo nella cornice del Vinitaly".
    "Senza nulla togliere alle cucine messicana, francese, giapponese e coreana - dice Lollobrigida, ringraziando caldamente Sangiuliano per il supporto - io credo che quella italiana non abbia rivali e che sia stato forse un problema il fatto che finora non si sia avuta la forza e la capacità di promuoverne la complessità. Complessità fatta di un sistema di valori che proprio nella nostra nazione nel tempo si sono andati consolidando. Ma per quanto riguarda la cucina italiana - spiega - bisogna anche guardarla nella sua prospettiva poliedrica: dal produttore all'allevatore fino ad arrivare al trasformatore, colui che ci fornisce gli elementi che finiscono in cucina, e i nostri cuochi che trasformano in un bene prezioso che deve essere raccontato in sala dal personale, da formare in una delle nostre ottime scuole alberghiere. Deve essere raccontato ai cittadini italiani e agli acquirenti di benessere di tutto il mondo".
    "Oggi diamo inizio a una partita che vede scendere in campo 140 milioni di italiani: i 60 milioni che vivono in Italia ma anche gli 80 milioni che stanno all'estero. E anche tutti gli stranieri che amano la nostra tavola" chiude il sottosegretario del MiC con delega all'Unesco Gianmarco Mazzi. (ANSA).

PARTE DA CHICAGO IL TOUR MONDIALE DI ENIT E FONDAZIONE MARCHESI



ENIT, la fondazione Gualtiero Marchesi e la Grande Cucina Italiana è in giro per il  mondo con un road show che tocca 10 città e celebra la vita dello chef Marchesi, noto come "il padre della cucina italiana moderna". Il tour gastronomico è partito dal Chicago Cultural Center lunedì 12 novembre con una proiezione speciale di "Gualtiero, The Great Italian", documentario del regista Maurizio Gigola che mette in risalto la vita culinaria di Marchesi e il suo straordinario contributo all'elevazione della cucina e della cultura italiana sul palcoscenico mondiale. Inoltre è stata realizzato un evento-degustazione di 12 "Capolavori di Gualtiero Marchesi" (tra cui i suoi iconici piatti "Dripping Fish" e "The Red and The Black") a cura dallo chef Antonio Ghilardi  discepolo di Marchesi. Il progetto itinerante coincide con il terzo anniversario della "Settimana della cucina italiana nel mondo" e con "L'anno del cibo italiano" dedicato a Marchesi. Il tour mondiale della Grande Cucina Italiana è reso possibile dalla Fondazione Gualtiero Marchesi insieme a ENIT - Agenzia Nazionale del Turismo sotto l'egida del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari, Forestali Politiche e del Turismo, il Ministero della Cultura insieme con Regione Lombardia, Fipe e Altagamma, e in collaborazione con l'Associazione "Tra il Dire e il Fare". 

OLTRE 100 EVENTI ENIT PER LA SETTIMANA DELLA CUCINA ITALIANA NEL MONDO



ENIT - Agenzia Nazionale del Turismo in occasione della terza "Settimana della Cucina Italiana nel Mondo", in collaborazione con il Sistema Italia, realizzerà ben 109 iniziative promozionali di cui 62 in area Emea, 10 in Nord America, 6 in Sud America, 25 in Asia e 4 in Oceania. La terza edizione della Settimana della Cucina Italiana nel Mondo, dal 19 al 25 novembre 2018, promuove l'agroalimentare di qualità all'estero, segno distintivo del Made in Italy sulla scia dei temi lanciati a partire da Expo 2015 Milano: qualità, sostenibilità, cultura, sicurezza alimentare, diritto al cibo, educazione, identità, territorio, biodiversità, insieme all’opera di valorizzazione, anche a fini turistici, dei territori, degli itinerari dell’arte culinaria italiana, nonché della dieta mediterranea, uno degli elementi che rende l’Italia il Paese più sano del mondo. Il progetto, ideato e coordinato dalla Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, è stato sviluppato da un gruppo di lavoro che coinvolge il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari Forestali e del Turismo, il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, nonché tutti i principali enti, associazioni ed istituzioni che rappresentano la cucina italiana e l’Italia nel mondo: Regioni,  ENIT - Agenzia Nazionale del Turismo, ICE, università, sistema camerale, associazioni di categoria, scuole di cucina, reti dei ristoranti italiani certificati e operatori del settore enogastronomico e del design. Punto di riferimento per le oltre 1000 attività previste sono le quasi 300 sedi diplomatico-consolari e degli Istituti italiani di cultura, che coordinano le iniziative dei vari partner per ottimizzare l’uso delle risorse, fare massa critica e garantirne la coerenza. Previsti seminari e conferenze, incontri con gli chef, degustazioni e cene, eventi di promozione commerciale, corsi di cucina, proiezioni di film e documentari legati al cibo, convegni, concerti, corsi di lingua, mostre fotografiche.