Rimane ferma, a distanza di quasi un anno dalla fine dell'Expo, l'intera spesa (circa 2,5 milioni di euro) necessaria al saldo dei fornitori. Prima, a impedire i pagamenti, erano stati i dubbi di un comitato istituito dalla Presidenza sulle procedure burocratiche utilizzate dal commissario unico del bio-cluster, Dario Cartabellotta. La situazione sembrava si fosse sbloccata all'inizio dell'estate, con la predisposizione di un disegno di legge che riconosce un debito fuori bilancio proprio per chiudere la pratica Expo. Ma il provvedimento, approvato dalla giunta a fine luglio, giace in commissione Finanze all'Ars. E, in uno scenario che ha dei risvolti paradossali (perché la Regione i soldi ce li avrebbe, visto che Cartabellotta ha dichiarato incassi per 2,7 milioni), continua a montare la rabbia dei creditori.
Manpower, società che ha la sede centrale a Milwaukee, nel Wisconsin, si è mossa per prima ed ha ottenuto il pignoramento: i rappresentanti della Regione dovranno costituirsi in un'udienza fissata a Palermo il 7 novembre. Ma aumenta il numero delle imprese che, nel frattempo, hanno presentato decreti ingiuntivi nei confronti delle amministrazione. Sono quattro quelle che l'hanno fatto da agosto a oggi, cioé da quando il ddl del governo Crocetta è sbarcato all'Ars. Nell'ultimo elenco c'è la Holdis Italia, che reclama circa 30 mila euro per il pagamento dei canoni d'affitto degli appartamenti di Milano nei quali hanno vissuto delegati e ospiti della Regione. Poi c'è la società "Marranzano" di Riposto, che nei sei mesi dell'Expo ha fatto arrivare sotto l'albero della vita trentamila fra cannoli surgelati, scorze di cannoli e arancine. Importo richiesto: 100 mila euro. Quindi altri due decreti ingiuntivi per cifre minori: uno da parte della società d'assicurazione Groupama (2.200 euro) e un altro (2 mila euro) dalla pasticceria Costa di Palermo.
Nella lista, già da prima, c'erano le imprese dei settori più svariati: dall'agenzia di viaggi Sullivan di Palermo (63 mila euro) alla Bell Production, altra multinazionale che ha fornito i computer e che ha un credito di 13 mila euro. Dagli alberghi milanesi Zurigo (4.485 euro) e Carlyle (1.503) al "Birrificio 24 Baroni" di Nicosia (tremila euro). Dalla casa editrice Sicinform dell'ex presidente del Cerisdi Salvatore Parlagreco (10 mila euro) all'azienda trentina Le Nappage, che produce stovaglie in plastica (7.500 euro). Tutte queste imprese, di qui a poco, potrebbero ottennere i pignoramenti.
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repubblica.it
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