E' un risarcimento da 315mila euro quello che la Corte dei conti per la Lombardia ha riconosciuto alla società Expo. Soldi che sono già stati versati nelle casse della spa. Rappresentano un indennizzo per i danni di "immagine" e quelli "da tangente" subiti per l'appalto delle Architetture di servizio (tutte le strutture che hanno ospitato i bar, i ristoranti comuni, i servizi) del sito espositivo.
Per quella commessa nel 2014 vennero arrestate diverse persone, tra imprenditori e manager, con l'accusa di corruzione e turbativa d'asta. Una vicenda che scoperchiò la cosiddetta "Cupola degli appalti", fece riemergere dal passato della Prima Repubblica nomi come quello del "compagno G" Primo Greganti e si abbattè come una tempesta sulla corsa per riuscire a inaugurare in tempo i padiglione rischiando di far naufragare l'evento.
La decisione dei magistrati contabili riguarda fatti "già divenuti materia di trattazione penale" e avviene "nell'ambito del giudizio di responsabilità amministrativo relativo ai procedimenti di gara indetti dalla società pubblica Expo spa". Adesso, la procura regionale "ha espresso parare favorevole al rito abbreviato per il pagamento" dei 315mila euro. Una cifra, viene spiegato, che corrisponde "al 30 per cento circa degli importi contestati a titolo di danno di immagine e di danno da tangente" ed è stato ritenuto "congruo dalla sezione giurisdizionale della Corte dei conti per la Lombardia".
Tutto, appunto, ruota attorno a uno degli appalti maledetti di Expo, quello delle Architetture di servizio. La gara partì con una base d'asta di 76 milioni e ad aggiudicarsela fu una cordata di imprese guidata dalla società Maltauro con un'offerta di 55,6 milioni. Dopo l'inchiesta e gli arresti,
repubblica.it
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